La polemica si era già accesa tra il WwF e la Regione dopo la lettera che gli assessori alla pesca di tre regioni del Medio Adriatico (Marche, Abruzzo e Molise) hanno scritto ai parlamentari territoriali relativamente all’inapsrimento delle pene per alcune attività di pesca.
Presa di posizione da parte del Wwf che ha trovato una ferma condanna da parte delle marinerie degli stessi comparti territoriali (Mamolab), che hanno diffuso una nota al vetriolo.
La lettera
Abbiamo appreso con stupore le esternazioni di Luciano Di Tizio, delegato del WWF Abruzzo, commentando a suo modo la nota che gli Assessori alla Pesca delle tre Regioni del Medio Adriatico hanno spedito agli Onorevoli Deputati e Senatori di Marche, Abruzzo e Molise.
Il dossier presentato dagli armatori di Mamolab pone inoltre in evidenza come l’art.90 del Reg. Comunitario 1224/2009 esplicita che “oltre all’art.42 del Reg. CE n.1005/2008 sono considerate infrazioni gravi anche le attività in funzione della gravità determinate dall’autorità competente dello Stato membro (cioè dall’Italia), che dovrebbe tener conto di criteri quali la natura del danno arrecato, il suo valore, la situazione economica del trasgressore e la portata dell’infrazione o la sua reiterazione. Risulta dunque davvero inopportuno e altamente squilibrato che lo stato membro Italia punisca con una multa di 5.000 euro, 5 punti sulla sua licenza di pesca e 5 punti sul suo libretto di navigazione chi commette 50 euro di infrazione.
Le esternazioni fatte dal delegato WWF Luciano di Tizio non solo sembrerebbero ispirate a vecchi e trogloditi pregiudizi che fanno di “tutta un erba un fascio” considerando tutti i pescatori come “contrabbandieri” o “bracconieri”, così come sono stati definiti dal Di Tizio, ma sono segnali negativi che vanno in controtendenza a tutte quelle azioni che con grandi sforzi vengono profuse dai pescatori che, in piena condivisione dei principi europei della PCP ispirati alla tutela dell’ambiente e salvaguardia della risorsa marina, vogliono collaborare con la ricerca scientifica e le istituzioni pubbliche locali per perseguire gli obiettivi di valorizzazione della pesca produttiva italiana.
Si coglie l’occasione per far presente a Di Tizio che tra i principi ispiratrici del contratto di rete “MA.MOL.AB”, siglato davanti ad un Notaio circa un anno fa, ai sensi dell’articolo 3, D.L. 10 febbraio 2009, n. 5, e dell’articolo 42, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, vi è “la salvaguardia dell’ecosistema marino con una corretta e disciplinata attività di pesca sostenibile, ritengono che sia necessario caratterizzare la propria attività, i propri prodotti e servizi con elevati livelli innovativi di gestione ecosostenibile e standard qualitativi, e con il rigoroso rispetto di parametri predefiniti in specifici disciplinari di produzione, pubblicizzati e resi riconoscibili presso i consumatori finali mediante la realizzazione di marchi di qualità che valorizzino inoltre la storia e le tradizioni delle marinerie”.
Oggi il pescatore ha raggiunto una maturità tale in cui condanna le azioni di contrabbando o frode perché le ritiene dannose per la pesca.
Vogliamo altresì far presente che lo scorso 18 settembre 2016 due rappresentanti di Mamolab hanno partecipato ad un meeting operativo organizzato dal WWF ad Ancona, in collaborazione con il CNR, accogliendo di fatto l’invito ad una collaborazione sinergica per confrontarsi sulle problematiche dell’attività di pesca in Adriatico. Si sottolinea che in tale occasione Mamolab si è rammaricata circa la scarsissima partecipazione della pesca a tali incontri ritenendoli di vitale importanza per la pianificazione delle strategie dell’attività di pesca.
Ci duole però constatare che tali esternazioni fatte da Di Tizio non fanno altro che giustificare tale distacco ed accrescere il solco che divide istituzioni come il WWF alla base produttiva della pesca.
Ulteriore ringraziamento di cuore è indirizzato a tutti quegli armatori e pescatori che, anche se non aderiscono ancora a Ma.Mol.Ab., si sono indignate a queste esternazioni che hanno paragonato i pescatori a bracconieri e fuorilegge. Si coglie l’occasione per invitare quelle poche marinerie di Marche, Abruzzo e Molise ancora non iscritte a Mamolab ad aderire alla rete di imprese non solo perché l’unione fa la forza ma perché si sta dimostrando un’ottima strada perseguibile per cercare di risolvere in modo costruttivo le problematiche che attanagliano la pesca nel Medio Adriatico. La costruzione di un dialogo costante tra le istituzioni locali e la base produttiva risulta essere di fondamentale importanza per cercare di salvaguardare e tutelare sia la risorsa marina che il mestiere del pescatore.