i tre hanno chiesto ai parlamentari delle rispettive regioni di sostenere le proposte della rete delle imprese di pesca del medio-adriatico (Ma.Mol.Ab) dopo le ultime direttive europee’.
Lo dichiara in una nota il WWF Abruzzo.
“Le tre marinerie – scrive Pepe – sono estremamente preoccupate di come l’Italia abbia dato esecuzione all’art. 90 del Reg. Comunitario 1224/2009, che disciplina l’applicazione di misure sanzionatorie verso la pesca professionale, generando un grave inasprimento delle stesse in caso di violazione delle norme sulla politica comune della pesca”.
In sintesi si approva la depenalizzazione dei reati in materia di pesca, ma si contesta il fatto che le multe previste in caso di violazioni “oltre ad essere estremamente onerose, non appaiono spesso proporzionate all’oggettiva portata delle infrazioni contestate”.
“Secondo le tre marinerie, lo Stato, in attuazione della normativa europea, avrebbe dovuto – continua Pepe – tenere in considerazione criteri quali: la natura del danno arrecato, il suo valore, la situazione economica del trasgressore, la portata dell’infrazione, la sua eventuale reiterazione etc. In sintesi è opinione diffusa, tra i pescatori, che la L. 154/2016 risulti ispirata ad un approccio ingiustamente punitivo”, sostiene ancora l’assessore, che conclude:
“Al tempo stesso, la norma non prevede alcuna premialità in favore di quanti rispettano la normativa, perdendo l’opportunità di incentivarne il rispetto. C’è poi da rammentare che l’attuale sistema sanzionatorio comporta un’altra gravissima conseguenza sull’attività e sulla economia delle imprese di pesca: quelle che risultano sanzionate, infatti, non potranno accedere ai contributi finanziabili grazie al Fondo europeo per la Pesca (FEAMP) e, qualora li avessero percepiti dovrebbero restituirli”.
Invece il WWF la pensa in maniera differente.
‘Ci chiediamo se Pepe e i suoi colleghi si rendano davvero conto di quello che hanno sostenuto: in primo luogo bisogna ricordare che le norme di legge non “puniscono” i pescatori ma solo quelli tra loro che commettono infrazioni, quelli che potremmo legittimamente definire i bracconieri del mare. Gli altri, tutti coloro che rispettano le regole, non hanno nulla da temere.
Il legislatore ha giustamente inasprito le pene proprio per impedire che infrangere la normativa possa essere economicamente conveniente. Perché purtroppo c’era chi decideva comunque di pescare di frodo perché risultava statisticamente più redditizio, anche se qualche volta si poteva incappare nei controlli della Guardia Costiera.
Oggi non è più così: le norme più severe finalmente in vigore stanno fermando proprio questi furbetti, a vantaggio dell’ecosistema marino, della biodiversità e anche dei tanti pescatori onesti. Senza dimenticare che frenare la sovrappesca favorisce la riproduzione della fauna ittica a vantaggio dell’intero sistema della pesca marittima.
L’intervento dell’assessore diventa ancora più sconcertante là dove appoggia chi sostiene che manca la premialità per chi rispetta le regole e che la normativa non tiene conto della situazione economica del trasgressore: sarebbe come dire che bisogna regalare qualcosa a chi non viola la legge, per esempio non ruba; e che le forze dell’ordine prima di multare chi, poniamo, corre a 150 all’ora in autostrada devono chiedergli copia della denuncia dei redditi’.
‘Siamo convinti che l’assessore Pepe – commenta il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio – sia stato mal consigliato: solo così si spiega questo intervento pro bracconieri della pesca. Ci dispiace anche il fatto che la sua nota sia stata diffusa proprio nel giorno in cui la Comunità Europea ha riaffermato l’importanza delle Direttive Habitat e Uccelli e quindi della tutela della biodiversità, anche a garanzia di un futuro migliore per tutti gli esseri umani. Ma ci dispiace ancora di più notare come tardi ad affermarsi a ogni livello un concetto semplice e basilare: che il rispetto della legalità e delle regole deve essere alla base di ogni comportamento e di ogni presa di posizione’.