“Non avrei mai immaginato di poter diventare sindaco” sostiene ancora il laburista.
Un’elezione la sua, che ha suscitato stupore in molti e non poco scalpore mediatico. Si tratta infatti del primo presidente musulmano di una capitale europea che, accattivandosi le simpatie dei londinesi, è riuscito ad ottenere il 57% dei voti, contro ogni pronostico.
Figlio di immigrati, sette fratelli, famiglia poverissima e istruzione pubblica. Sembra il ritratto di un uomo qualsiasi, ma è proprio in lui che la maggioranza dei londinesi è riuscita a rivedersi.
Sta di fatto che l’elezione di Sadiq Khan rappresenta non soltanto un evento straordinario ma un importante spiraglio verso quella società aperta e multiculturale tanto agognata.
Nonostante ciò quello che dovrebbe essere visto come un passo avanti e progresso socio-culturale non è stato immune da critiche e attacchi razziali.
A lasciare senza parole non sono però le diffamazioni stesse, bensì coloro che se ne sono fatti portavoce.
Già da prima della sua elezione infatti, Khan è stato vittima di diverse accuse per via del suo interesse nella difesa dei diritti umani e nella discriminazione verso gli stranieri. Fra queste, per essersi opposto all’estradizione di un suo cliente, condannato una volta negli USA, spicca l’accusa di aver dato spazio a manovre terroristiche. Ad additarlo pubblicamente è il primo ministro conservatore David Cameron, in seguito definito razzista.
Non solo, nel 2013 Sadiq Khan è stato vittima di minacce di morte, solo per essersi schierato in favore delle unioni fra omosessuali.
Ma le opinioni contrarie al nuovo sindaco provengono dall’Europa tutta.
Basti guardare le reazioni che la notizia ha suscitato tra politici e figure illustri delle altre nazioni, prima fra tutte l’Italia.
“God save the Queen” recita il tweet di Gasparri, che tenta di fare appello al patriottismo inglese. Per cosa? La sola differenza di etnia. Ma non sono forse l’uguaglianza dei cittadini e l’unità ad essere alla base di uno Stato?
Lo Stesso Sadiq Khan non ha fatto fatica a dimostrare la sua apertura nei confronti delle altre culture, recandosi a commemorare l’Olocausto con il rabbino di Londra e partecipando sentitamente alla cerimonia, il giorno immediatamente successivo alla sua elezione.
Tutto questo mentre a Milano il mondo politico si oppone con tutte le sue forze alla costruzione di una moschea per i 120mila residenti musulmani.
Se uno dei principali obiettivi delle nazioni Europee è la multiculturalità, non si può dire lo stesso per i loro rappresentanti, almeno non a primo impatto.
Una vicenda come quella di Khan, che non avrebbe dovuto suscitare altro che stimolo e ammirazione, ha evidenziato solo il pregiudizio e l’astio e svelato i reali valori di coloro che dovrebbero lottare per una società migliore e rappresentare migliaia di cittadini.
Apertura e tolleranza restano solo vane promesse o arriverà il momento in cui si concretizzeranno?
All’ombra dell’accaduto tutto ciò sembra possibile solo in un lontano futuro, dato che anche alcune zone dello stesso Regno Unito (come la Scozia) continuano a proclamarsi conservatrici.
Nonostante tutto però è impossibile non guardare di buon occhio i recenti avvenimenti.
L’elezione di Sadiq Khan può e deve essere il primo di una lunga serie di eventi che costituiranno la strada verso la multiculturalità.
MARIA GIUDITTA ZARROLI, MARIA MARTINA COCCIA, MARTINA DEL TORO 3B