I truffatori riescono ormai a simulare la chiamata da un istituto bancario facendo apparire sul telefono della vittima il numero ufficiale: come riconoscere la truffa e difendersi.
Saper riconoscere le truffe ed evitare le trappole sempre più sofisticate dei malintenzionati è diventato ormai il primo metodo di risparmio. Ogni giorno vengono avviate decine se non centinaia di campagne di phishing, truffa che prevede l’invio di un messaggio che sembra essere inviato da un’azienda nota o da un istituto di credito che ha la finalità di spingere l’utente a condividere i propri dati.
In questi anni il passaparola proveniente da chi è stato vittima dei truffatori, ma anche tutto il lavoro di sensibilizzazione e informazione compiuto in primo luogo dalla polizia postale e successivamente dai siti di informazione, ha fatto sì che la maggior parte delle persone fosse in grado di riconoscere i tentativi sempre nuovi di truffa anche prima che venisse pubblicato l’alert.
Ultimamente però i malintenzionati hanno studiato un nuovo e articolato metodo per indurre in errore la vittima, il vishing. Il meccanismo è il medesimo del phishing (tanto che il nome dato è una crasi tra voice e phishing), ovvero cercare di convincere la vittima di turno a condividere i propri dati telefonicamente.
Come funziona il vishing
La truffa funziona in questo modo, un finto operatore bancario contatta il malcapitato al suo numero di cellulare (probabilmente finito in una di quelle liste vendute sul dark web) e questo vede sullo schermo dello smartphone che la chiamata proviene da un istituto bancario, dunque sembra essere quello ufficiale.
Quando risponde viene informato che ci sarebbe un problema con il suo conto corrente e che è necessaria la sua collaborazione per risolvere il problema. Sfruttando il timore del correntista di perdere i risparmi o di non poter utilizzare il proprio conto nei giorni a venire, il malintenzionato lo convince a fornigli dei codici OTP o le credenziali di accesso all’account di home banking in teoria per sbloccare il tutto.
Ovviamente i dati ottenuti con l’inganno gli servono per effettuare delle transazioni e svuotare il conto della vittima. Qualora il malcapitato non dovesse accorgersi in tempo del raggiro potrebbe presto trovarsi con il conto completamente svuotato dai risparmi e poche possibilità per recuperare quanto rubato.
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Come riconoscere e proteggersi dai tentativi di vishing
Il fatto che i truffatori riescano a simulare la chiamata da un numero ufficiale è preoccupante, ma ci sono i modi per rendersi conto che la chiamata in realtà non proviene dal vostro istituto bancario. In primo luogo difficilmente la banca vi chiamerà per il blocco momentaneo del conto o della vostra utenza, il problema potrebbe dipendere dal sistema e con ogni probabilità ci lavorerebbero per risolvere il prima possibile il disagio.
In ogni caso, anche quando vi chiamassero per avvisarvi dell’
accaduto, lo farebbero per scusarsi del disagio e assicurarvi che il prima possibile la problematica verrebbe risolta. Chiaramente un operatore bancario non ha bisogno del vostro codice utente o della vostra password per risolvere l’eventuale problema, al massimo può essere il correntista che chiede aiuto qualora ha perso il modo di accedere.
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Insomma se durante la chiamata vi chiedono dei codici potete essere certi che si tratta di un tentativo di truffa. Le banche in linea di massima tendono a discolparsi e attribuire la colpa all’utente che ha fornito dati personali, tuttavia sempre più istituti si stanno dotando di sistemi di autenticazione a due fattori per bloccare i pagamenti che non sono stati richiesti dal titolare del conto.
Qualora siate ormai caduti nella trappola, l’unica cosa che vi rimane da fare è contattare la polizia postale e denunciare l’accaduto. Il recupero del credito sottratto è molto complesso, spesso vengono effettuate tante micro transazioni all’estero che diventano irrintracciabili, ma a quel punto è l’ultima speranza.