Ortona. Si è chiusa con la seduta del sabato mattina la prima settimana di allenamento della Tombesi. Carichi di lavoro, sudore e fatica, ma anche movimenti e situazioni di gioco con la palla, per un programma di attività concordato in piena sintonia da mister Antonio Ricci e dal professor Marco Pizzoli. Ed è proprio il preparatore atletico gialloverde a tracciare un primo bilancio della preparazione della Tombesi in vista degli impegni ufficiali:
“La prima è sempre una settimana di carico, ma a noi è servita anche per osservare in che condizioni sono arrivati i giocatori dalle vacanze e anche le abitudini di allenamento di ognuno. Abbiamo una situazione molto variegata, con ragazzi abituati a ritmi di lavoro da serie A ed altri che provengono da categorie inferiori, dalla serie B e alcuni anche dalla C. Dopo due-tre giorni abbiamo stabilito il lavoro da portare avanti, ovvero un lavoro misto, che sia cioè incentrato sull’intensità atletica ma anche con la palla tra i piedi. Io e mister Ricci siamo completamente d’accordo su questa esigenza di lavoro misto, ci siamo subito trovati in sintonia sulle modalità e sulle attività da proporre ai ragazzi. Questa Tombesi è una squadra atleticamente valida, con la quale si può lavorare e con la giusta intensità. In più c’è comunicazione tra noi e i giocatori, cosa fondamentale, e il gruppo segue le nostre indicazioni. Io credo che un buon preparatore debba avere la capacità di adattarsi e di adattare il proprio lavoro alla situazione in cui deve operare, indipendentemente dalla categoria o dal tipo di squadra. È vero, vengo da tanti anni in serie A con il Pescara e con un certo tipo di atleti e quindi mi sono dovuto adattare alla nuova situazione, ma non più di tanto perché, lo ripeto, ho capito che con questa squadra si può lavorare. Poi, come in A, anche in A2 i dettagli fanno la differenza e puntiamo ad ottenere quel decimo di secondo che in partita può permettere a un nostro giocatore di anticipare o saltare l’avversario, di recuperare un pallone o di arrivare per primo su una palla vagante. Maggiore è la frequenza sui passi, migliore è il tempo di movimento, e questo vale ancor di più per una squadra che si propone di fare pressione alta a tutto campo e di essere sempre aggressiva. I carichi proseguiranno almeno fino alla terza settimana, e sono importanti perché non costituiscono solo un allenamento dal punto di vista atletico, ma anche da quello mentale: se i giocatori si abituano alla fatica, a lavorare sotto sforzo, acquisiranno quella capacità che potrà permettere, magari nei finali delle partite (quando le energie vengono meno), di portare a casa una vittoria con la testa, prima ancora che con la forza. Per me personalmente, l’impatto con il “mondo Tombesi” è stato ottimo, perché sono a contatto con gente ambiziosa ma che allo stesso tempo crede in una crescita graduale, senza fare il passo più lungo della gamba. Certo, anche la società deve crescere come la squadra, ma possiamo farlo insieme: man mano che andremo avanti cresceremo, miglioreremo, cambieremo dettagli e situazioni e accresceremo la professionalità di tutti, preparandoci a quel salto di qualità per il quale comunque esistono già basi solide”.