Ortona. “In riferimento ai numerosi comunicati che continuano ad apparire in questi giorni sui social e su alcuni quotidiani regionali, in relazione all’indisponibilità del Palazzetto dello sport comunale di via Papa Giovanni XXIII per le gare casalinghe dei playoff promozione della ASD Tombesi c5 Ortona, ritengo giusto chiarire, nelle mie vesti di presidente della stessa società, alcuni elementi”.
Lo afferma in una nota il presidente della ASD Tombesi C5 Ortona, Alessio Tombesi, che prosegue: “Fino ad oggi la Tombesi non ha creato né alimentato alcuna polemica a proposito del caso specifico, né ha mai avuto alcun attrito né con la Sieco Service Impavida Ortona, né tantomeno con le istituzioni locali. Detto questo, credo siano comprensibili la nostra delusione e la nostra amarezza nel non poter svolgere le gare casalinghe dei playoff davanti ai nostri tifosi, che mai come in questa occasione sarebbero stati il “sesto uomo in campo” a nostro favore. Oltre a ciò, vi è da considerare il fatto che questo antipatico disguido causerà alla nostra società varie problematiche nella gestione degli allenamenti e, di conseguenza, un ulteriore accollo di spese non preventivate.
Nei suoi otto anni di esistenza, la Tombesi è sempre stata protagonista grazie alla propria serietà, a tanta umiltà e a un grande spirito di sacrificio, tutte qualità che ci hanno consentito di ascendere alle massime categorie del futsal nazionale. In questi anni siamo stati anche promotori di tante azioni di solidarietà (che noi, a differenza di altri, in molte occasioni neanche pubblicizziamo sui media),e ciò perché il nostro fine è sempre stato quello di creare qualcosa di bello per la nostra città, dove siamo nati e cresciuti.
Non è certo l’aver ricevuto o no un’email dall’Impavida nello scorso mese di febbraio che ci farà cambiare idea sui nostri valori e sui nostri obiettivi. Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità, come sempre, per portare Ortona il più in alto possibile. Il mio auspicio è che la nostra città sia consapevole dei nostri sforzi, che li apprezzi e, perché no, che ce ne sia almeno un minimo riconoscente. Il sogno continua…”.