Clamoroso ribaltone, il risultato del campo è stato sospeso e il giudice sportivo ha bloccato tutto: l’errore costerà molto caro al club.
Una partita decisa a tavolino dal Giudice Sportivo, con risultato ribaltato in tutto o in parte e non per fatti violenti in campo oppure sugli spalti. Nel calcio di oggi è raro, ma potrebbe succedere di nuovo e non a caso tutti i tifosi stanno aspettando comunicazioni ufficiali.
Molto ricordano quello che era successo più di tre anni fa alla Roma del nuovo corso firmato dalla famiglia Friedkin. Il debutto in campionato, nella stagione 2020/2021, era sul campo del Verona e la partita era finita 0-0.
Ma non così per la classifica, perché i giallorossi erano stati puniti dal giudice che aveva assegnato i tre punti alla squadra di casa. La colpa della Roma? Aver inserito nella lista dei 25 giocatori presentata alla Lega di Serie A anche Diawara, che però poi aveva giocato. Soltanto una dimenticanza, perché il giocatore faceva parte regolarmente della rosa, ma pagata carissima dal club in questione.
La giustizia sportiva aveva respinto tutte le tesi difensive della società giallorossa. Se è vero che non ne aveva tratto un oggettivo vantaggio, lo è altrettanto il fatto che tutti conoscono bene il regolamento e a questo devono attenersi nella compilazione delle rose e anche delle distinte da presentare all’arbitro.
Formazione irregolare e sconfitta a tavolino: quell’errore nella distinta può costare molto caro
Sono passati tre anni e mezzo e ora siamo di fronte ad un caso simile, anche se è successo in Serie A. Nel turno di domenica scorsa (ma il 31 gennaio ne è stato giocato un altro) una delle partite di cartello era Città di Varese-Asti, vinta dai padroni di casa 3-0. Un risultato che ha permesso ai lombardi di consolidare il quinto posto in classifica staccando di 4 punti i piemontesi.
A fine gara però gli ospiti hanno presentato reclamo, per un motivo molto specifico. Durante la gara infatti dalla panchina è entrato anche Simone Musumeci, nuovo attaccante del Varese arrivato da poco. L’arbitro l’ha pure ammonito e quindi è tutto a referto.
Nulla di strano, se non che nella distinta era segnato con il numero 14 (quello che in precedenza al Città di Varese aveva Guri) mentre in campo ha indossato la numero 23. Una maglia che di solito invece indossa un altro calciatore, Casamassima. Il giudice sportivo della D ha ricevuto il reclamo e quindi automaticamente ha deciso di non omologare il risultato in attesa di approfondimenti. Le strade sono due: la più morbida nei confronti dei padroni di casa è quella di una forte multa.
Ma c’è anche quella più drastica, cioè ribaltare il 3-0 maturato sul campo in uno 0-3 a tavolino. La colpa di Musumeci è solo quella di aver indossato la maglia sbagliata, perché alla chiamata dell’arbitro prima della gara era regolarmente iscritto. Però ci sono un paio di precedenti. Nel settembre 2021 in Seconda Categoria nelle Marche lo Schieti fece giocare Ambrogiani con il numero 9, ma non era in distinta e quindi fu assegnato il 3-0 all’Avis Sassocorvaro.
Nel dicembre 2021 invece in Veneto, sempre Seconda Categoria il Sanvitocatrenta mandò in campo un giocatore con il numero 14 che non compariva in distinta e che quindi non era stato identificato dall’arbitro. Tecnicamente il 23 sulla distinta del Città di Varese non compariva contro l’Asti, nobile decaduta che nei primi anni ’70 ha ospitato il debutto tra i grandi di Giancarlo Antognoni. E adesso da una parte e dall’altra aspettano notizie.