Da Tevez a CR7, da Modric fino al Pibe de Oro: sono tanti i campioni che hanno superato un’infanzia difficile

Le luci della ribalta, le vittorie sul campo e i guadagni conquistati hanno soltanto in parte fatto dimenticare da dove tanti fuoriclasse del calcio erano partiti 

Molte volte accusiamo lo star system e siamo soliti dire che i calciatori sono soltanto degli uomini rimasti sempre ragazzi ricchi e viziati. Il talento mostrato sul campo ha sicuramente fatto guadagnare loro il rispetto e l’amore della gente e una situazione economica invidiabile, ma tante volte dimentichiamo che molte delle star che ammiriamo sul rettangolo verde da gioco non sono nate ricche e famose. Anzi, sono tanti i calciatori che prima di emergere, durante la loro infanzia, hanno affrontato situazioni molto difficili e pericolose.

Luka Modric
Da Tevez a CR7, da Modric fino al Pibe de Oro: sono tanti i campioni che hanno superato un’infanzia difficile – Cityrumors.it – Twitter

Infanzia difficile, il calcio come riscatto sociale

C’è chi è nato povero e non aveva neanche i soldi per mangiare. Chi è stato costretto a scappare di casa perchè incombevano i bombardamenti. Chi doveva provvedere al genitore che rientrava a casa sempre completamente ubriaco e chi ha più volte visto la morte in faccia perchè nato e cresciuto dove la vita valeva niente e si sparava nelle strade con la stessa facilità con cui si dava un calcio a un pallone. Sono tante le storie tutte diverse, ma unite dallo stesso comune denominatore, di alcuni calciatori, segnate da grandissime difficoltà durante l’infanzia, ma che hanno dimostrano come il calcio in molti casi ha potuto trasformare quell’ infanzia difficile in un simbolo di riscatto. 

Il più grande di tutti per la maggior parte degli appassionati è stato Diego Armando Maradona, l’esempio del riscatto sociale, della lotta contro i poteri forti del calcio, delle cadute e delle risalite anche durante la stessa immensa e luminosa carriera. Fin da quando ha lasciato la baraccapoli doveva viveva con i genitori e i fratelli a Villa Fiorito, uno dei sobborghi più poveri di Buenos Aires, ha fatto di tutto per dare un futuro migliore a se stesso e alla sua famiglia.

Riscatto sociale
Infanzia difficile, il calcio come riscatto sociale – Cityrumors.it – Twitter

Era soprannominato l’Apache, un nome di cui va fiero e che l’ha contraddistinto per tutta la sua carriera. Veniva chiamato così perchè, a differenza degli altri giovani del glorioso Boca Juniors, lui era nato e cresciuto nel quartiere argentino di Fuerte Apache, una zona pericolosissima. Lo stesso Carlitos Tevez, infatti, ha raccontato che quando era piccolo le partite a calcio con i suoi amici venivano interrotte spesso da sparatorie. Nonostante questo, con l’aiuto degli zii, è riuscito a non farsi coinvolgere nella criminalità e a emergere nel calcio.

Zlatan Ibrahimovic è nato da padre bosniaco e madre croata. Nato e cresciuto a Malmoe, non ha avuto un’infanzia felicissima, anzi, quando i genitori hanno divorziato lui aveva 2 anni e dove poi è cresciuto, a Rosengard, non era visto di buon occhio e le risse e gli scontri con i coetanei erano all’ordine del giorno.

Ha un patrimonio personale di 280 milioni di dollari e l’immagine dell’uomo che ha tutto: talento, fisico perfetto, denaro, macchine, orologi, donne bellissime. Questo è diventato oggi Cristiano Ronaldo, ma forse pochi sanno che, durante l’infanzia, il piccolo Cr7 andava a recuperare il padre, ubriaco, al bar. Un vizio nato per cercare di dimenticare le orribili cose viste in guerra e che l’ha portato alla prematura morte, mentre la madre una volta rimasta incinta non sapeva neanche se tenere o no quel figlio.

L’orrore della guerra

Forse il più forte centrocampista al mondo, vincitore anche del Pallone d’Oro, ma indubbiamente simbolo dell’orrore della guerra. Luka Modric non ha sicuramente avuto un’infanzia difficile. Costretto a lasciare la casa nel 1991 a causa della guerra, Modric si è trasferito a Zadar con la famiglia, costretto a vivere in albergo per qualche periodo. Soltanto la perseveranza e un talento sconfinato sono riusciti comunque a farlo emergere.

La guerra nella ex Jugoslavia ha segnato per sempre la vita di milioni di persone e sono tanti gli atleti che prima di diventare dei calciatori professionisti hanno dovuto scartare le bombe che cadevano dal cielo. Il simbolo dell’odio tra le razze è stato Sinisa MIhajlovic, recentemente scomparso, che ha vissuto sulla sua pelle la disintegrazione dell’unione dei popoli slavi, lui che era nato da padre serbo e madre croata e, quindi, ha visto zii e parenti vari combattere e uccidersi fra loro. Ma il calcio gli ha regalato una seconda opportunità, oltre che una nuova “Patria“.

Infanzia difficile
L’orrore della guerra – Cityrumors.it – Twitter

E’ stato senza dubbio uno degli attaccanti più forti della sua generazione, ma per Luis Suarez l’infanzia ha voluto dire tanta povertà. Nato e cresciuto a Salto, città a 482 chilometri a nordovest di Montevideo, da piccolo ha dovuto affrontare gravi problemi economici. A casa mancava tutto, non soltanto il cibo quotidiano, tanto che a 11 anni ha cominciato a lavorare nell’officina del nonno.

Oggi è riuscito a diventare anche il presidente della Federazione calcistica del suo paese, ma di strada ne ha dovuta fare davvero tanta. Samuel Eto’o, indimenticato eroe del triplete interista e non solo. Da molti è considerato il più forte giocatore di sempre africano, ma la sua infanzia a Douala, nel Camerun, è stata durissima. Non soltanto non poteva permettersi degli scarpini, ma non poteva permettersi nemmeno un pallone da calcio e allora si allenava con bottiglie di plastica e le prendeva a calci finché non si stancava.

Di esempi ce ne sono ancora tanti, forse troppi perchè le situazioni in alcune zone del nostro mondo, nonostante siamo oramai entrati nel 21 secolo, restano davvero difficili, ma il calcio continua ad avere lo stesso appeal di sempre e allora probabilmente riuscirà ancora a regalare a qualcuno un futuro migliore.

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