Teramo. Nella vita di ogni atleta c’è un limite, un muro che divide la normalità dalla perfezione, una barriera che può essere violata solo cogliendo il famoso attimo fuggente.
Probabilmente proprio per questo motivo il gol di Gerardo Masini al San Nicolò è maturato in pochissimi istanti: tunnel al limite dell’area su Villa, dribbling insistito per seminare quattro difensori avversari, meravigliosa rabona sull‘uscita del portiere e pallone che si insacca a mezz’altezza sul palo opposto. Una successione di gesti tecnici già appartenuta al più famoso campione che il fútbol argentino abbia mai plasmato: ci riferiamo naturalmente a Diego Armando Maradona il quale, a metà degli anni Ottanta, regalò due scudetti al Napoli sancendo il riscatto sociale di una metropoli con mille problemi. Stiamo parlando di una categoria completamente differente, di una risonanza mediatica notevolmente inferiore rispetto alla Serie A. Ma i tempi, anche questi sono diversi? Tutti i sostenitori del Teramo sono convinti di una cosa: trent’anni sono un’eternità, ma da domenica scorsa valgono quanto un respiro. Quel respiro che “El Pibe de Cipolletti” ha tolto ad un’intera città…
Francesco Graduato