Atri. Denuncia l’arbitro per ingiurie, dopo essere stato espulso dal campo, ma la federazione lo multa (al pari della società per la quale è tesserato) e lo squalifica per sei mesi.
Cammina su due binari diversi, anche se strettamente correlati, la vicenda giudiziaria e sportiva che vede contrapposti un calciatore del Real Treciminiere (squadra che disputa il campionato di Seconda Categoria), E.P., e un arbitro teramano, A.F. L’episodio all’origine del contenzioso (sia di natura sportiva che giudiziaria) si riferisce ad una partita del torneo di Seconda Categoria (Real Treminiere-Virtus Montesilvano), nel quale il giocatore della squadra di casa fu espulso dal campo (per ingiurie e minacce, come si legge nel comunicato della Federazione) a seguito della concessione di un calcio di rigore contro. Fin qui nulla di strano, ma nelle settimane successive il calciatore espulso dal campo ha citato in giudizio l’arbitro per ingiurie. In poche parole lo ha querelato senza, però, come prevededono le carte federali, essere stato autorizzato dallo stesso Consiglio Federale, violando così la clausola compromissoria. Se da un lato, dunque, la querela sarà discussa in un’aula di tribunale, dall’altra il giocatore è stato deferito dal giudice federale e sanzionato con una squalifica di sei mesi e con una multa di 500 euro. Multata anche la società di appartenza (750 euro) per responsabilità oggettiva del comportamento del proprio tesserato.