PESCARA (4-2-3-1): Perin; Zauri, Cosic (57’ Catalano), Capuano, Bocchetti; Rizzo, Togni; Celik (57’ Vittiglio), Bjarnason, Di Francesco (84’ Mbodj); Sforzini. In panchina:Falso, Zanon, Mancini, Iannascoli, Karkalis, Cherubuni,. Allenatore: Christian Bucchi.
FIORENTINA (4-3-3): Viviano (73’ Lupatelli); Tomovic, Rodriguez, Compper, Pasqual; Fernandez, Pizarro, Borja Valero, Cuadrado (63’ Rossi); Jovetic, Ljajic (60’ Wolski). In panchina: Neto, Roncaglia, Savic, Aquilani, Llama, Romulo, Migliaccio, Llama, Toni, El Hadaoui. Allenatore: Vincenzo Montella.
RETI: 16’, 24’ e 59’ Ljajic, 27’, 53’ Jovetic, 76’ Vittiglio
Arbitro: De Marco di Chiavari (Galloni- Preti/Giallatini/Celi-Giacomelli).
La sconfitta di Catania aveva portato il Pescara al pari del Venezia 1949/50: 27 sconfitte in un campionato. Si poteva fare di peggio contro la Fiorentina in corsa contro il Milan per un posto in Champions League?
Falsa partenza della squadra di Bucchi, 90 secondi di gioco e Sforzini è già messo davanti alla porta dal cross di Zauri, spara a botta sicura da due passi e batte Viviano, ma non Rodriguez che si immola con il corpo sulla linea di porta. La risposta viola è immediata e nasce su calcio di punizione di Pasqual dalla bandierina destra: il cross è per Jovetic che si smarca bene e si avvita sul secondo palo ma con la fronte sbuccia la sfera verso il fondo. Solo un riscaldamento per il montenegrino, che progressivamente aggiusta la mira verso Perin: il portierino, nel primo quarto d’ora, lo deve prima anticipare ancora sull’inzuccata e poi bloccargli il piattone che concretizza il rapido scambio sulla sinistra con Pasqual. La ripetuta manovra toscana sulla mancina porta la difesa Pescara a latitare sulla zona destra: da lì, al 16’, nasce l’azione dello vantaggio: Borja Valero allarga per Cuadrado che ha tutto lo spazio per accentrarsi e tagliare il traversone radente che attraversa l’area piccola e trova l’inserimento vincente Ljajic sul secondo palo. 0-1. Sempre dalla destra arriva il raddoppio ospite al 24’: Fernandez imbecca ancora Ljajic, ma stavolta direttamente da fuori area, inserimento per vie centrali del serbo che anticipa secco l’uscita di Perin. 0-2. L’imbarcata degli uomini di Bucchi è evidente anche all’attonito Verratti, in tribuna d’onore dell’Adriatico a guardarsi l’ultima partita in A della sua ex squadra. E il neo campione di Francia assiste dopo 3 minuti allo 0-3: siluro di Fernandez dalla distanza che non lascia scampo a Perin. Meno di mezzora e i tifosi biancazzurri abbandonano la curva nord esponendo uno striscione di contestazione, la reazione d’orgoglio del Delfino passa dal giovanissimo Di Francesco, che sfodera un destro a giro e costringe Viviano alla deviazione in calcio d’angolo. Ci riprova anche Sforzini, al 42’, sulla ribattuta di Compper su un tiro da fuori area di Bjarnason, ma il corazziere adriatico trova ancora Rodriguez sulla linea a salvare le spalle al portiere. Nonostante il risultato in banca, Jovetic e Ljajic non rinunciano a spingere, ma il primo tempo si chiude “solo” sul triplo vantaggio ospite.
La ripresa è satira per i poveri tifosi abruzzesi, che applaudono ironicamente il primo tiro nello specchio di Ljajic dopo soli 3 minuti: Perin però riesce a bloccare. Non blocca, invece, quello di Jovetic, che si affretta a deviare in porta dalla corta distanza un tiro di Fernandez deviato dalla difesa e fa lo 0-4 all’8’st. Mai fine al peggio, però, trova la scandalosa formazione guidata da Bucchi: al 14’st arriva il quinto goal, combinazione lunga tra Jovetic e Ljajic e il serbo segna la tripletta scavalcando Perin in uscita. La difesa è cosa astratta, e gli altri reparti non sono da meno. Gli unici a materializzarsi sono i baby delfini: Di Francesco chiude bene il destro in area ma trova il muro di Pasqual, mentre l’esordiente Vittiglio trova il goal della bandiera ribadendo a rete una respinta corta di Lupatelli su punizione di Togni al 76’. I minuti finali scorrono sotto i fischi e i pesantissimi dell’Adriatico contro l’ingloriosa figura che il club guidato da Sebastiani e Delli Carri ha riservato alla città.
Peggior difesa, peggior attacco, due soli punti in un intero girone. Il baratro della storia del calcio si è aperto sotto la maglia biancazzurra: 28 sconfitte in un campionato valgono il record negativo peggiore di sempre. The end.
Daniele Galli