PESCARA (4-2-3-1): Perin, Zanon, Cosic, Capuano, Balzano (73’ Zauri), Blasi (76’ Iannascoli), Togni, Di Francesco, Bjarnason, Bocchetti, Sforzini. In panchina: Falso, Kroldrup, Cascione, Celik, Caraglio, Bianchi Arce, Vukusic, Catalano, Mancini. Allenatore: Christian Bucchi.
Reti: 51’ Gomez
Arbitro: Fabrizio Pasqua di Tivoli (Colella-Liberti/Giallatini/Di Bello-Castrignano)
Ammonito: Cosic, Balzano, Bellusci, Bocchetti, Zauri
Al Massimino con un solo obiettivo da poter raggiungere per il Pescara di Bucchi: non eguagliare il record negativo di 27 sconfitte detenuto dal Venezia della stagione 1950. Baratro lontano di un solo passo, i biancazzurri provano disperatamente a evitarlo riciclando Bocchetti nel comparto d’attacco.
Le occasioni per superare l’Inter in classifica, il Catania se le cerca subito: è solo il 5’ quando Barrientos, dopo un batti e ribatti su punizione, la spara ad un filo dal palo a destra di Perin. E sempre sugli esiti di un calcio piazzato, all’11’, Berghessio la taglia rasoterra dal fianco destro dell’area: Perin spazza con una mano. Con due mani, ma in volo, interviene ancora al 15’ sul tentativo al bersaglio grosso sfoggiato dai 30 metri da Berghessio, poi Izco non azzecca il tempo giusto per approfittare dell’intervento a due riprese. L’unica cosa che azzecca l’unica punta del Pescara, Sforzini, è la faccia di Legrottaglie: sul contrasto aereo al 20’, il corazziere biancazzurro picchia involontariamente contro l’ex Juve e lo costringe al cambio con Biagianti per una doppia frattura allo zigomo. Quantità da vendere per i rosazzurri, meno la concretezza sottoporta e a cavallo della mezzora la partita perde nervo. Poi Perin torna ad avvertire i brividi con la saetta da fuori di Barrientos al 38’: l’effetto del mancino gira verso l’angolino ma il giovane estremo difensore vola a graffiare via la palla dell’eurogoal. Non meno facile, per lui, l’intervento al 43’ sullo scambio nello stretto tra Barrientos e Almiron, con l’ex barese che arriva nello specchio e conclude di potenza, trovando però i guanti del portierino che deviano sul fondo. La sua porta arriva inviolata all’intervallo: già questo è un grande evento.
Sei minuti di ripresa e il risultato ristabilisce la normalità: Almiron alimenta da centrocampo la ripartenza sulla destra di Bergessio, traversone basso e lunghissimo, Bjarnason buca a centro area, sul palo a sinistra c’è Gomez che arriva in scivolata e trafigge Perin. 1-0. Con la rete risuona la sveglia per la squadra di Bucchi, scossa anche dal secondo rintocco di Bergessio che si ripresenta sottoporta in velocità ma la manda alta sull’uscita di Perin. Al 14’st Sforzini riesce finalmente a sfondare la retroguardia siciliana e chiama Andujar al primo impegno: botta al volo neutralizzata senza problemi. Nell’altra porta si trema molto di più: Perin rimane di ghiaccio al 23’st, quando Barrientos centra la faccia del palo direttamente dalla bandierina del calcio d’angolo. Ripiomba rapidamente nella stasi la squadra adriatica, mentre gli etnei ballano sulle note sudamericane di Barrientos: danza in una nuova di difensori al 75’ e servizio d’esterno per la puntina da futsal di Bergessio che costringe Perin all’ennesima distensione sul proprio palo. ‘Nepotismo’ finale in casa Delfino, Bucchi fa esordire in A Marco Iannascoli, nipote dell’amministratore delegato del club di via Albenga, 19enne nel vivaio dannunziano fin dai primi calci. Giusto per sperare nel futuro, perché il presente è nero come la notte.
Nero come il record che la squadra guidata da Stroppa, Bergodi e Bucchi è riuscita a segnare. Un marchio che resterà sulla pelle dei tifosi biancazzurri per sempre. Numeri impietosi che fanno il paio con i punti racimolati: solo 2 nel girone di ritorno. E dire che all’andata furono ben 23. Tirare una linea a voltare pagina. Subito
Daniele Galli