PESCARA (4-3-3): Pelizzoli; Zauri, Kroldrup, Bianchi Arche, Bocchetti; Bjarnason (56’ Celik), D’Agostino, Cascione; Caprari (85’ Di Francesco), Abbruscato (53’ Sforzini), Sculli. In panchina: Perin, Falso, Modesto, Zanon, Blasi, Quintero, Togni, Caraglio. Allenatore: Christian Bucchi.
Reti: 18’ Benalouane, 51’ Paletta, 64’ Paletta
Arbitro: Marco Di Bello (Bianchi-Giallatini/ Di Fiore/ De Marco-Borriello)
Ammoniti: Ninis, Celik
Piove a dirotto sul Tardini e piove anche sulla testa di Bucchi: il tecnico del malmesso Pescara si ritrova contro i ducali senza Weiss, Vukusic, Balzano. Poco si consolano i tifosi, in perenne contestazione, con l’esordio del giovanissimo Federico Di Francesco, pescarese e figlio dell’ex tecnico biancazzurro Eusebio. Il delfino deve affidarsi a Caprari, Abbruscato e Sculli, manovrati dal recuperato D’Agostino. Meglio, decisamente, va a Donadoni che, seppur arrangiandosi, mette in campo un undici scatenato.
La partita si apre all’11’, con un miracolo di Pelizzoli su azione da corner battuto da Nini: Amauri prende l’ascensore sul limite dell’area piccola e quasi scoppia la palla con un colpo di testa ben schiacciato a terra, ma l’ormai nuovo portiere titolare del Delfino chiude i piedi all’ultimo istante e ferma la palla sulla linea. È l’inizio dell’arrembaggio dei padroni di casa che porterà il Pescara a patire nell’angolo. Al 13’ è ancora Amauri che salta l’uomo in velocità e scappa sugli ultimi 30 metri a destra, può concludere in porta ma azzarda un diagonale rasoterra che rimane un suggerimento incompreso da Sansone. Uno, due e tre al 14’: triangolo tra Amauri e Biabiany all’ingresso dell’area, difesa in bambola ma Koldrup riesce a scalciare via il pallone prima della conclusione del francese. Senza tregua, al 15’ filtrante di Benalouane per Sansone che arriva alla conclusione, incalzato dal tackle di Zauri: buono il tiro ma Pelizzoli riesce a distendersi alla base del primo palo e smanaccia via la sfera. Al 17’ Amauri ci prova dal limite, nella mischia, Pellizzoli la vede partire solo all’ultimo ma riesce a graffiarla sul fondo, quindi dal corner arriva il naturale esito per l’assedio del Parma: Benalouane fa il verso su corner ad Amauri e stavolta Pelizzoli non può far nulla: nessun difensore, però, ha pensato di marcare il giocatore meglio piazzato. 1-0. Il primo sussulto biancazzurro si vede al 27’: Sculli riesce a tagliarla sul limite per Caprari, il giovane scuola Roma la mette a terra con eleganza e con altrettanta classe esibisce un dribbling secchissimo che lascia Lucarelli piantato a terra, tutto rovinato dal destro larghissimo che termina alto. Lampo isolato, perché 3 minuti dopo Bocchetti dà nuovamente scandalo con una marcatura blandissima su Biabiany, che sul dischetto salta in scioltezza sul cross di Parolo dalla trequarti sinistra e la mette ad un centimetro dal palo dello sfortunato Pelizzoli. La cavalcata dei crociati procede ininterrotta fino all’intervallo: Amauri e Sansone seminano il panico in area, Ninis sfodera la botta da fuori, Paletta inzucca su corner, il Pescara prende schiaffi da tutte le parti ma riesce comunque contenere lo svantaggio. Vita facile e guanti freddi, invece, per Mirante.
Ripresa copia-carbone: il Parma comincia immediatamente ad accumulare corner a proprio favore, sotto i cross dell’inarrestabile Ninis. Dai e dai, al 6’st Paletta azzecca il colpo del raddoppio: botta da fuori area che trapassa la fitta mischia e gonfia la rete. 2-0. Il raddoppio, però, mette gli emiliani in momentanea confusione, e subito dopo la ripartenza dalla mediana Abbruscato viene lanciato alla perfezione in profondità: il primo tiro in porta pescarese sfila potente accanto al palo, ma Di Bello annulla la statistica segnalando il millimetrico fuorigioco. I peggiori errori, però, i parmensi lo compiono in avanti al 18’st: Lucarelli lancia Sansone che davanti al portiere colpisce il palo, sulla ribattuta arriva Amauri che la mette sul fondo con la porta vuota. Sul rovescio di fronte i biancazzurri tentano la resurrezione: Caprari riesce ad arrivare sul fondo a sinistra e crossarla nello specchio: c’è Abbruscato a girarla di testa ma la mette clamorosamente fuori. Gli costa la sostituzione con Sforzini. Poi, al 19’st, giù il sipario con il colpo da campione di Amauri: cross in verticale sul limite dell’area, il brasiliano la stoppa di petto spalle alla porta e rovesciata in bicicletta sulla marcatura di Kroldrup che manda la sfera in rete per far cadere giù lo stadio. 3-0. Donadoni allenta le redini, la squadra di Bucchi prova a smuovere l’elettrocardiogramma su calcio di punizione al 30’st: il piazzato di D’Agostino dai 35 metri è raccolto di testa da Sforzini ( rientrato dopo un mese di infortunio) che azzecca la dose di potenza ma angola quella spanna di troppo e manda la palla sul fondo. Come si batte una punizione lo spiega Sansone all’35’st: stessa posizione, stessa distanza, saetta indirizzata sotto la traversa, Pelizzoli si allunga all’ultimo a respingere ed evita il poker. Ultimi minuti con i delfini che sguazzano letteralmente tra le pozze del campo semi-allagato: di calcio se ne vede ben poco.
Smorfie sconvolte per il presidente Sebastiani e il diesse Delli Carri: risultato ormai di routine per il Pescara, ma è la cronica mancanza di organizzazione a gettare nello sgomento chiunque segua i colori biancazzurri. Ma quei due signori che scuotono la testa sulle poltrone del Tardini sono i principali responsabili di tutto. Ancora una manciata di partite da onorare, ovviamente come ultima ruota del campionato, poi arrivare quella fine che fa tirare i conti. Quelli della classifica parlano chiaro: la salvezza è ormai un miraggio.
Daniele Galli