Torino (4-4-2): Gillet; D’Ambrosio, Glik, Rodriguez, Masiello; Gazzi, Brighi; Cerci (83’ Vives), Barreto (75’ Sansone), Meggiorini, Santana (83’ Birsa). In panchina: Gomis, Darmian, Caceres, Suciu, Basha, Bakic, Stevanovic, Verdi. Allenatore: Giampiero Ventura
Reti: 4’ Santana, 41’ Cerci
Arbitro: Mazzoleni di Bergamo (Schenone-Costanzo/Grilli. Baracani, Candussio)
Espulso: Weiss
Ammoniti: Bianchi Arce, D’Ambrosio, Masiello, Togni, Modesto, Birsa
Riprendersi dalla batosta di San Siro, oltre che difficile, è questione fondamentale per la salvezza del Pescara. All’Adriatico scende il Torino, bersaglio da 3 punti per Bergodi che fa esordire il difensore Bianchi Arce. Esordio, in maglia granata, anche per Barreto, chiamato subito da Ventura a sostituire l’infortunato bomber Bianchi. Biancazzurri con il lutto al braccio per commemorare, anche con il doveroso minuto di silenzio, Pietro Scibilia: storico presidente biancazzurro scomparso nella notte a 83 anni.
Nero, meglio ancora livido, anche il muso del Delfino, chiuso completamente alle corde dal Toro e dai suoi picchiatori più spietati: Barreto, Meggiorini e Cerci. Il vantaggio ospite arriva già al 3’: Cerci pennella dalla destra, Santana sbuca millimetrico in mezzo alla mal tenuta linea del fuorigioco, la mette giù col petto e la gira col destro da 3 metri, Perin riesce a toccare senza trattenere la palla che assegna lo 0-1. Irregolare, vista alla moviola, la posizione del brasiliano, ma il Torino si guadagna l’onestà del risultato. Tanti gli spazi lasciati dagli abruzzesi, aggrediti senza tregua dai granata che dominano le fasce e non perdonano alcun errore d’impostazione. Al 6’ e al 13’ Barreto e D’Ambrosio sfondano ancora l’area con prepotenza, Perin e Balzano ci mettono le pezze. Le corna, più che del bovino, sono quelle del diavolo: al 16’ Meggiorini apre troppo il piattone quando D’Ambrosio gliela rimette dentro dal fondo dopo aver saltato Modesto, palla deviata in angolo da Balzano e battuta dalla bandierina messa a fil di palo dalla testa dello stesso D’Ambrosio. Assatanato Meggiorini, che al 19’ ruba palla sulla trequarti pescarese e punta ancora la porta di Perin, ma conclude anzitempo dal limite, gettando sul fondo l’occasione del raddoppio. Poi si rifà sotto al 23’, ben servito dall’incontenibile Barreto: provvidenziale Capuano a smorzare sul fondo il cross sottoporta. L’unico segno di vita pescarese lo fa avvertire Weiss al 26’, quando recupera palla e si lancia dalla trequarti per guadagnare il corridoio centrale e concludere dal limite: la palla sfiora il palo a destra di Gillet, per l’unica volta chiamato in causa nel primo tempo. Poi il Toro torna a menare ai fianchi, fino a mandare il Delfino per la seconda volta al tappeto al 40’: Cerci chiede la sponda a Meggiorini che lo ripresenta con una puntina velenosa sul vertice destro dell’area piccola, l’ex Fiorentina stoppa e aspetta l’uscita di Perin per trafiggerlo alla base del palo lontano. 0-2. Immobile a guardare, e onestamente inguardabile, la difesa biancazzurra, ma l’azione è stata effettivamente spettacolare. Non l’apprezzano, comunque, i tifosi dell’Adriatico che in blocco fischiano la squadra di Bergodi che rientra per l’intervallo.
D’accordo con la tifoseria anche il tecnico di Bracciano, che fa la rivoluzione negli spogliatoi e lascia sotto la doccia gli inutili Nielsen e Jonathas: doppio cambio per Abbruscato e Cascione. Mossa che restituisce verve ai suoi, che in due minuti propongono Bjarnason davanti a Gillet due volte. Weiss e Togni fanno più in 120 secondi che in 45 minuti, ma l’islandese sottoporta tocca prima sporco e poi si fa anticipare dal portiere torinese. La reazione trova conferma al 9’st con Weiss che sfoga finalmente i suoi dribbling e poi innesca nuovamente il centrocampista islandese: ancora Bjarnason a girare in porta, stavolta dal limite dell’area, ma la traiettoria è di poco alta sopra la traversa. La partita pare riaccendersi: al 14’st Meggiorini scarta tutti, Perin compreso, che viene portato sulla linea di fondo fuori dai pali, palla suggerita nello specchio ma blandamente e la difesa può far ripartire un contropiede che si spegne in corner per il Pescara. Battuta corta prolungata con la testa da Cascione per Bjarnason che, però, chiude male il tiro da 1 metro e centra due volte Gillet, la respinta si infila in una mischia dalla quale il Torino riesce a scamparsela con fatica, poi Togni fa tirare il fiato a tutti con un missile da fuori che spacca la curva nord. I biancazzurri, nonostante i due ganci incassati, escono dall’angolo e provano a riguadagnarsi il match ai punti con una manovra offensiva quasi ininterrotta. Da Torino a torero: Ventura prende in mano la muleta e lascia sfogare Bergodi, che carica a testa bassa gettando in avanti anche Vukusic. È però Abbruscato, al 31’st, a sfiorare la magia: Cascione gliela serve dalla sinistra, lui stoppa e gira la palla dagli 8 metri quasi con un unico tocco mancino, ma sfiora soltanto l’1-2. Il pressing pescarese aumenta pericolosamente: Abbruscato, due minuti dopo, ci riprova di testa sul cross di Bjarnason, Gillet vola e si oppone alla conclusione ravvicinata. Fuoco nuovo nelle vene del Pescara, ma a trafiggere il cuore pulsante della ripresa biancazzurra interviene a due mani l’arbitro Mazzoleni, che al 37’st espelle Weiss con il secondo giallo per simulazione (la prima al 22’st). Su tutte le furie Bergodi, mandato fuori campo per le conseguenti proteste. Il ko finale diventa mera questione cronometrica: Meggiorini prova ad anticiparlo nel primo dei 4 minuti di recupero chiudendo un contropiede con una saetta diagonale che, però, centra soltanto il palo a destra del fulminato Perin. Scontento, ci riprova col sinistro a girare dalla lunetta al 92’ e si allontana di mezzo metro dalla crepa aperta sul legno. Vives gli fa il verso, scaldando le mani a Perin: ultimo secondo del match.
Due volte giù, dopo un tempo intero ad incassare, difficilmente possono portare ad una rimonta nella ripresa. Il Pescara ci è andato molto vicino, riuscendo a tirar su la testa malmenata e ad assestare qualche colpo pesante. Troppo più coriacei i granata, Gillet in primis, ma sfiancarli un tempo in più avrebbe potuto abbassare maggiormente le loro difese. Quarantacinque minuti sono un regalo, ormai solito, troppo prezioso da concedere.
Daniele Galli