Pescara (4-3-3): Perin; Balzano, Capuano, Terlizzi, Modesto; Nielsen (62’ Cascione), Colucci, Bjarnason; Celik (76’ Abbruscato), Jonathas, Weiss (81’ Caprari). In panchina: Pelizzoli, Falso, Zanon, Romagnoli, Bocchetti, Vukusic, Blasi. Allenatore: Cristiano Bergodi
Reti: 30’ Palacio, 53’ Guarin
Arbitro: Domenico Celi di Bari (Petrella-Crispo, Dobosz, Ciampi-Tommasi)
Ammoniti: Palacio, Benassi, Balzano, Celik
Ripartire dalla storica vittoria di Firenze per andare ad espugnare San Siro. Un’altra impresa che per Bergodi e per il suo undici ormai consolidato potrebbe essere più facile grazie al momento difficile dell’Inter. Oltre alle ripercussioni della sconfitta di Udine (terza consecutiva fuori casa) Stramaccioni deve fare i conti con squalifiche e defezioni. L’ultima tegola cade all’ultimo minuto: il forfait di Milito che lascia spazio a Palacio, dall’inizio in attacco con Cassano. Una fatalità più che decisiva sul risultato.
Copione scontato come all’andata all’Adriatico? Il contropiede del 5’ pare dare conferma. Weiss spreca una punizione dalla trequarti e innesca la ripartenza conclusa con la verticalizzazione invitante dell’esordiente Benassi per Palacio, che però si fa spaventare dall’uscita di Perin e sbaglia totalmente il tentativo a rete da centro area, poco giustificabile anche come cross arretrato. La trama del match, invece, parla di una prova di personalità del Pescara: nei primi 20 minuti ha il coraggio di giocarla come si deve, mantenendo il possesso al pari dei nerazzurri. Poi è l’Inter che prende il dominio, ma la linea Capuano–Terlizzi mostra la maturità necessaria a non lasciar spazio alle imbucate di Cassano e company. Si prendono, comunque, i loro rischi i biancazzurri, pian piano schiacciati sul fondo e al 27’ Bjarnason va molto vicino al fallo in area, con una scivolata oltre il limite del consentito per arginare l’inserimento sulla destra di Guarin. Un trend dall’epilogo ben prevedibile: al 30’ parte da Zanetti la verticalizzazione lunga, velata sulla trequarti da Cassano, grande stop di Palacio che si gira lasciando sul posto Terlizzi e chiude il destro dalla lunetta che non lascia scampo a Perin. 1-0. La stentata reazione pescarese lascia all’Inter il modo, seppur poco convinto, di cercare il raddoppio: se lo mangia, allo scadere del minuto di recupero, Jonathan, che sfonda in mezzo alla retroguardia ma dal fondo sa solo sparacchiarla verso la linea laterale dalla parte opposta. A Palacio e Guarin, ben piazzati per il tap-in, resta solo il rimprovero mentre rientrano negli spogliatoi per l’intervallo.
La ripresa parte con una più forte marca interista: contropiede al 51’ concluso da Jonathan, con una sberla dal vertice destro che taglia diagonalmente l’area di rigore e sfila davanti al palo a destra del gelato Perin. Solo il preludio al raddoppio del 53’: azione manovrata sulla destra da Guarin che serve Palacio nell’area sguarnita di difensori, solo Balzano rimane in zona ma viene messo a sedere dalla giostra dell’ex genoano, quindi l’appoggio facile al rimorchio di Guarin che la spinge in rete. A percussione, quindi, l’attacco nerazzurro: Palacio ci riprova un minuto dopo, così come Zanetti in galoppata, entrambi murati dalla difesa adriatica, divisa tra lo sbilanciarsi per recuperare e chiudere il cancello al tir targato Milano. In cabina di guida Antonio Cassano, che svaria tra i servizi a ventaglio per Guarin e Palacio, che sprecano le praterie aperte dal barese, e lo spunto personale del 61’, quando mette la palla in la rete ma solo dall’esterno. Per evitare la buonanotte anticipata, Bergodi sostituisce Cascione con il dormiente Nielsen, e la circolazione della palla ne giova. Al Pescara, però, manca benzina negli ultimi metri: Weiss si ferma ai dribbling e ai doppi passi; Celik cerca la porta, qui di testa, qua di piede, ma il bersaglio trovato è sempre quello sbagliato. Jonathas si fa notare solo quando, al 70’, frana addosso a Chivu a cercare la scusa, non giustificata da Celi, per chiedere il calcio di rigore. Tra Palacio che si allunga la palla negli ultimi passi di un contropiede da manuale e Jonathas che non approfitta dello svarione in aria di Chivu, spedendo la sfera sul terzo anello, si arriva negli ultimi dieci minuti con una girandola di sostituzioni. A smorzare gli sbadigli ci pensa Pereira, all’80’, con una sassata di sinistro che chiama Perin al marchio di fabbrica: opposizione a due mani sul tiro dalla media distanza. Lo tiene all’erta, dopo pochi secondi, ancora Palacio, che si presenta nello specchio sulla pennellata di Benassi ma scivola al momento decisivo. Remi in barca per il Pescara, già negli spogliatoi subito dopo il 2-0: l’Inter prova ad approfittare per incrementare lo score, optando unicamente per i suggerimenti a lunga gettata. Handanovic si gode comodamente gli ultimi minuti del match.
Si ferma a San Siro, dopo due vittorie, il ruolino positivo di Cristiano Bergodi. Ma l’Inter non è uno dei banchi di prova sui quali il tecnico di Bracciano è chiamato a raccogliere punti. L’importante è riavvolgere il calendario senza ripercorrere i passi di Stroppa.
Daniele Galli