Arischia. Erano più di dieci anni che la maglia giallo blu con la mezzaluna non scendeva nei campi di calcio dell’aquilano. Le ultime partite della squadra di calcio di Arischia sono state giocate nel lontano 2001, anno in cui furono ‘appesi al chiodo’ gli scarpini e messe da parte le divise. Un vuoto, quello lasciato dalla squadra, che si avvertiva profondamente fra la popolazione e, specialmente, fra i giovani.
Ora Arischia finalmente ha di nuovo un’associazione sportiva con relativa squadra di calcio, nata il 3 giugno 2011 grazie alla tenacia e alla volontà di Domenico Bafile, Domenico Capanna, Claudio Benedetti, Andrea Barattelli, Antonello Gioia, Dante Bruno e Michele Capannolo, tutti giovani arischiesi accomunati dalla passione per il calcio. Un’iniziativa genuina nata spontaneamente da un gruppo di amici. “La squadra per il nostro paese – afferma Domenico Capanna, presidente dell’Asd di Arischia – non ha soltanto un valore sportivo-agonistico, in quanto attorno ad essa si sta ricreando quell’identità che il sisma aveva ormai messo in crisi”. Alla ricostruzione degli animi si vuole comunque affiancare anche il coinvolgimento della popolazione giovanile della frazione aquilana, che, a causa del terremoto e delle lentezze della ricostruzione, non ha ancora un luogo dove potersi riunire e stare insieme. Ed è proprio sull’aggregazione e sulla condivisione che si stanno concentrando gli sforzi dei giovani calciatori arischiesi. “Lo sport per sua natura è aggregativo – continua Capanna – unisce a prescindere dai colori e dalle appartenenze. Grazie alla squadra stiamo cercando di aggregare più popolazione possibile”. I numeri infatti sono confortanti in quanto l’associazione sportiva conta numerosi soci e molti tifosi affezionati, che ogni domenica seguono i ragazzi nei vari campi dell’aquilano. Ed è proprio qui che nasce il problema. Arischia è una delle poche frazioni aquilane a disporre di un buon campo da calcio, una grande area ai piedi del paese che durante l’emergenza sismica è servita da punto di accoglienza per la popolazione terremotata, la stessa che ogni anno ospita la tradizionale Fiera d’Ottobre. Ora il campo versa in pessime condizioni in quanto tutta l’area necessita di un’urgente riqualificazione, basti pensare che sul suolo sono ancora presenti la ghiaia drenante e il pietrisco di quando su di esso vi erano posizionate le tende della Protezione Civile. Per questo motivo i giocatori sono costretti ad allenarsi nel campo di Barete, operazione che richiede costi economici e considerevoli sforzi alla giovane squadra. A dare una mano ai ragazzi si sono resi disponibili l’amministrazione dei Beni Separati, per la rimozione della ghiaia, e il Comune dell’Aquila, per il ripristino dell’intera area. Questo appoggio però ancora non porta i risultati promessi, poiché non si riesce a capire per quale motivo i lavori, al giorno d’oggi, ancora non riescono a partire, nonostante tutte le ‘carte’ siano state approvate. Un ulteriore problema potrebbe essere la questione degli spogliatoi, il cui restauro non è stato definito. “Ad una squadra servono anche gli spogliatoi – interviene Domenico Bafile, segretario dell’Asd arischiese – per questo motivo e per snellire i tempi di attesa della restituzione del campo abbiamo fatto la proposta di impegnarci a trovare un container doccia da posizionare vicino al campo sportivo. Nell’area, viste le dimensioni, potrebbe nascere un centro polisportivo, sogno che accomuna numerosi abitanti e associazioni locali: è un’occasione imperdibile per il nostro paese”. Quella che stanno portando avanti i calciatori di Arischia è una vera e propria ricostruzione ‘alternativa’ che, pur ruotando attorno ad un luogo fisico e simbolico come il campo sportivo, mira soprattutto alla ricomposizione dell’identità e del tessuto sociale; con il loro entusiasmo questi ragazzi stanno dando una grande lezione di civiltà, un esempio prezioso per il momento storico che si sta vivendo in città.