Da quando è arrivato sulla panchina biancazzurra, portando zemanlandia all’Adriatico, Zdenek Zeman è tornato all’apice dell’interesse mediatico di tutta Italia e anche oltre. Alla lista delle interviste dell’algido allenatore di Praga si aggiunge oggi anche la rivista L’Eco di San Gabriele, mensile pubblicato dall’ordine dei frati Passionisti dell’omonimo santuario di Isola del Gran Sasso, che nel prossimo numero di marzo riporterà l’incontro con ‘doppia zeta’. Contro ogni aspettativa, la linea editoriale della rivista non ha smorzato affatto i toni del boemo, che continua a spendere parole poco magnanime contro Luciano Moggi: “Secondo me Moggi non è nemico di Zeman…Moggi è nemico del calcio e di tutti quelli che non l’hanno seguito e non si sono lasciati convincere. E siccome io sono tra questi…” afferma tornando sul protagonista più discusso della storia della giustizia calcistica italiana, denunciato da Zeman molti anni prima dello scoppio di Calciopoli. “”In Italia”, aggiunge il tecnico biancazzurro sul caso, “ a differenza di altri paesi non si è affrontata la questione con fermezza e provvedimenti drastici. Altrove chi sbaglia esce per sempre fuori dal gioco. In Italia, invece, ci sono indagini troppo lunghe e le decisioni hanno un tempo indefinito. Invece basterebbero poche sentenze, rapide ed esemplari, per far passare la voglia a questi signori”. E da un nemico vecchio, si passa ad un nemico di fresca pronuncia: “Non accetterei mai un invito a cena da Gianluca Vialli, io voglio la pace. Più della sua recente uscita sulla brillantezza atletica del Pescara”, dichiara Zeman, rivelando che l’astio mediatico tra i due è in corso già da un decennio, “a me ha fatto male quando nel 1998 mi diede del terrorista: come può rimarginarsi una simile ferita? Terrorista è una bruttissima parola”.
Contro ogni detrattore, per mister Zeman parlano i risultati sui campi della B; certificazioni di successo nel presente, anticipati in passato da richieste ben più alte: “Ufficialmente non ho mai ricevuto proposte dalla Juve, anche se ai tempi di Boniperti c’è stato qualche colloquio. Invece sono stato vicino all’Inter. Ci dovevamo vedere ma io avevo preso già un impegno e quindi non se ne fece niente. Sono stato vicino anche al Real Madrid, ma pure in quel caso mi ero già impegnato”.
Una lunga carriera, quella del fautore del calcio votato all’attacco; esperienza da vendere che, purtroppo, si è scontrata e continua a scontrarsi con il lato malato dello sport più amato d’Itali: “Nei tanti anni trascorsi sui campi in molte partite di fine campionato ho visto un calcio strano. Accordi tra giocatori dove magari c’era la necessità di qualche squadra di fare un punto. Io sono stato sempre contrario a questo, anche perché se regali un punto a un avversario vuol dire che ne affossi un altro e questo non é corretto. Bisogna allora affrontare tutti con lo stesso spirito e la stessa determinazione. E’ difficile fare percentuali”, sottolinea circa il presente, “comunque sicuramente oggi il calcio non e’ pulito al 100%. Occorre dare esempi, cambiare mentalità, intendere il calcio non più esclusivamente come una slot machine, un business, partendo dalla Lega e da tutti i vertici del calcio”
Infine, una rivelazione immancabile, data la testata che lo interroga: “Sono cattolico. Sono stato educato in tal senso, anche se all’epoca nella vecchia Cecoslovacchia si doveva fare tutto di nascosto. Io e mia sorella seguivamo il catechismo e frequentavamo la chiesa. Ma non ho mai chiesto ‘aiuto’ a Dio per una partita. Credo proprio che Dio non c’entri niente con lo sport”.
Daniele Galli