Sansovini sfata il tabù Adriatico: il Pescara in dieci batte il Catania

Pescara (4-4-2): Fiorillo, Zampano, Salamon, Zuparic, Rossi, Politano (75’ Gessa), Selasi (81’ Brugman), Memushaj, Bjarnason, Melchiorri (74’ Sansovini), Pasquato. In panchina: Aresti, Boldor, Abecasis, Paolucci, Sansovini, Pettinari, Caprari. Allenatore: Marco Baroni.

Catania (4-3-1-2): Gillet, Belmonte, Schiavi, Ceccarelli, Mazzotta, Sciaudone (54’ Castro), Coppola, Rosina, Calaiò (85’ Barisic), Maniero (67’ Martinho). In panchina: Terracciano, Capuano, Sauro, Chrapek, Escalante, Odjer. Allenatore: Dario Marcolin.

Reti: 94’ Sansovini

Arbitro: Luca Pairetto di Nichelino (Segna-Marinelli)

Espulso: Pasquato

Ammoniti: Selasi, Pasquato, Politano, Maniero, Memushaj,

Senza vittorie dal 17 gennaio e con un tabù da sfatare ancor più lungo, quello della vittoria interna, il Pescara ospita il Catania all’Adriatico con la paura di perdere il treno per i play off. Gara caricata emotivamente dal primo incontro tra i biancazzurri e l’ex capitano Maniero, ceduto agli etnei allo scadere del mercato invernale. Baroni affida a Pasquato e Melchiorri il compito di far sfigurare l’ex bomber, a Salamon e Pucino quello di contenerlo.

SI affrontano fin da subito a testa alta le due formazioni, molto propositive ma poco concrete, con il Pescara più bravo a centrare lo specchio. La prima volta, al 20’, è Politano ad accentrarsi dalla destra saltando due avversari e poi a chiudere il sinistro dal limite dell’area cercando l’angolo lontano, ma Gillet si allunga e fa sua la sfera. Al 21’ si apre giallo sull’arbitraggi di Pairetto: Belmonte spinge Pasquato impedendogli di raccogliere il cross in area piccola, l’arbitro di Nichelino giudica tutto regolare ma i biancazzurri protestano per il penalty non assegnato. Il giallo si allarga un minuto dopo, quando Bjarnason va a rete su azione da corner ma gli viene contestato il fuorigioco: l’islandese era oltre la difesa quando è partito il passaggio ma, sulla traiettoria, il suggerimento era stato forse toccato da un giocatore del Catania. Il pallino del gioco passa gradualmente in mano ai biancazzurri, sottratto puntualmente dal giudice di gara: Melchiorri, al 36’, scappa sul corridoio centrale a colpi di fioretto seminando uomini ovunque, all’ingresso in area si scontra con Schiavi, ultimo prima del portiere, e gli viene contestato il fallo d’attacco. L’incisività di Pairetto sull’andamento della partita si palesa in tutta la sua evidenza al 41’: ammonisce Pasquato che allontana la palla dopo il fischio del fallo commesso su Mazzotta, l’attaccante pescarese lo accusa di fare “il fenomeno” e l’arbitro gli sventola il cartellino rosso in faccia. Pescara in dieci per gli ultimi minuti della prima frazione, che vedono il Catania immediatamente riversato al pressing nell’area di Fiorillo.

La ripresa si apre con il Pescara pronto a smentire chi si aspettava un Baroni sulla difensiva, chiuso a coprire l’inferiorità numerica; pochi secondi e il Delfino sfiora il vantaggio: su palla inattiva, si accende la mischia in area etnea, Gillett si oppone una prima volta a Memushaj, poi più d‘uno i tiri che vengono respinti sulla linea di porta, infine arriva a Bjarnason la palla più ghiotta ma è sbilanciato e non riesce a battere lo spiazzato portiere ospite, così Ceccarelli può spazzare e negare l’ultimo intervento a Melchiorri. Marcolin reagisce e mette dentro Castro per Sciaudone, ed è proprio sui piedi del neoentrato che, al 16’st, arriva la prima occasione etnea del secondo tempo: lanciato in profondità da un tracciante verticale, arriva sul vertice sinistro dell’area piccola sfuggendo alla retroguardia adriatica, ha la porta spalancata ma Fiorillo gli si fionda contro alla disperata e bracca la palla. Non è certo la resa per i delfini, Melchiorri ne ha ancora per rubare palla sulla trequarti e andarsene in percussione a metterla in mezzo dalla sinistra per il rimorchio di Bjarnason, l’islandese arriva puntuale e potente come un treno a concludere dal limite piccolo ma centra in pieno la traversa a portiere battuto, disturbato dal tocco in recupero di Ceccarelli. Baroni non si arrende e si affida alla vecchia guardia per prendersi un bottino pieno che sente suo di dovere: alla mezzora mette dentro Sansovini e Gessa per Politano e Melchiorri. Si rimane sull’equilibrio e le occasioni non mancano sia da una parte che dall’altra: Rosina e Bjarnason pareggiano il conto dei tiri fuori calibro, Salamon sale in cielo su calcio d’angolo al 38’st ma Ceccarelli trova il modo di smorzare il suo colpo di testa a due passi dalla porta. Dopo tanto sforzo, i biancazzurri rischiano di farsi male da soli allo scadere del 90’: punizione per gli ospiti dai 30 metri battuta nel cuore dell’area piccola, due i difensori che saltano di testa per respingere ma si ostacolano a vicenda e sfiorano l’autorete. Il Catania tenta l’ultimo assalto nei 5 minuti di recupero, il Pescara è stanchissimo e rischia a stretto giro di fare nuovamente harakiri: da calcio d’angolo c’è un liscio clamoroso sulla battuta corta che serve sul lato opposto Martinho, altrettanto clamoroso a mandare la palla alta sopra la porta sguarnita. Quando tutto sembra destinato al pareggio definitivo, il cambio generazionale scelto da Baroni trova ragione: Sansovini, al 94’, prende palla appena dopo la linea mediana, sale al piccolo trotto fino alla trequarti e da distanza siderale esplode un missile che si insacca all’incrocio dei pali. 1-0. Esplode anche l’Adriatico, che dopo pochi secondi può festeggiare il ritorno alla vittoria.

Una vittoria che non poteva arrivare in maniera più emblematica: una rete “prepotente” a coronare una prestazione di grande sacrificio e personalità. A siglarla uno di quelli che la tifoseria non avrebbe mai voluto cedere, quel “sindaco” simbolo della sostanza fin qui non troppo dimostrata dai tanti baby-fenomeni. E anche l’ingresso di Gessa ha ridato la spinta necessaria in una fase di stanchezza generale: in altri casi, sarebbe stato il momento della resa. Una rinascita: quella che al Pescara serviva e serve mantenere da qui alla fine del campionato.

 

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