Si attende l’udienza preliminare per capire se i cinque indagati in merito all’inchiesta sulla scuola dell’infanzia di Colleatterrato a Teramo, inaugurata nello scorso settembre dopo un lungo cantiere, andranno o meno a processo.
Una vicenda rilanciata da una nota in mattinata giunta dal comando della guardia di finanza di Teramo: dopo articolate indagini di polizia giudiziaria eseguite dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Teramo, coordinate dal pm Stefano Giovagnoni, sono stati contestati dalle fiamme gialle presunti illeciti perpetrati in materia di appalti pubblici inerenti il bando di gara risalente al 2016, promosso dal Comune di Teramo per la costruzione della scuola, per un importo complessivo del progetto pari ad 2.067.050,92 di euro.
Le molteplici attività investigative poste in essere (sopralluoghi atti ad appurare lo stato di avanzamento dei lavori, disamina documentale, escussione a sommarie informazioni testimoniali), corroborate dai risultati di una consulenza tecnica, hanno permesso secondo la ricostruzione di ipotizzare presunte condotte illecite poste in essere da tre dipendenti del Comune di Teramo, in particolare un dirigente, un tecnico e un ex dirigente, oltre a due rappresentanti legali delle società interessate: si tratta di Remo Bernardi, dirigente dell’area 6 Lavori pubblici; Gianni Cimini, all’epoca dei fatti responsabile del procedimento; Stefano Mariotti, architetto, nella veste di direttore dei lavori e per le società i legali rappresentanti Ennio Abbatescianni (Linea Informatica srl) e Remo Di Carlo (Sife srl).
Tra le anomalie riscontrate nella gestione della gara di appalto, sempre per la finanza, l’aggiudicazione del II° lotto di lavori alla medesima “A.T.I.” avvenuta senza l’indizione di una necessaria nuova gara pubblica, procurando, in tal modo, un vantaggio patrimoniale all’associazione, per un valore complessivo di 455.700,54 euro.
Inoltre, la costituzione dell’associazione temporanea di impresa da parte dei due imprenditori, si ipotizza avvenuta esclusivamente e strumentalmente allo scopo di garantire il cumulo dei requisiti speciali di qualificazione richiesti proprio dalla gara di appalto, generando, di fatto, una turbativa d’asta.
Al termine delle indagini preliminari la Procura della Repubblica di Teramo ha ipotizzato, nei confronti delle predette persone fisiche, i reati di abuso d’ufficio, di turbata libertà degli incanti e di truffa in danno dello Stato e, nei confronti delle società l’illecito amministrativo dipendente da reato depositando, presso la cancelleria del giudice, la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei medesimi.