Elettrodotto Montenegro-Pescara, Legambiente: in arrivo in Abruzzo energia “sporca”

Abruzzo. Emergono altri aspetti nella storia dell’elettrodotto Italia-Montenegro. Il paese balcanico sembra voglia costruire una centrale a lignite, il combustibile più inquinante e quasi certamente esportare in Italia i kWh sporchi prodotti.
Un’opera che, sottolinea Legambiente, finirà per costare almeno un miliardo di euro e che se legata a una prospettiva energetica di questo tipo perde di ogni senso. Anche perche’ non esiste piu’ una questione di insicurezza energetica, considerando la dimensione del parco termoelettrico italiano che per questo e’ in crisi, e gli investimenti realizzati sulla rete. Oltretutto con una produzione da fonti rinnovabili che ha raggiunto il 38% dei consumi nel 2014 e obiettivi europei al 2030 che impongono di continuare in questa direzione non si capisce perche’ dovremmo importare energia dalla Serbia, oltretutto da fonti fossili inquinanti o da contratti costosissimi per l’energia prodotta da idroelettrico.

 

 

 

Per queste ragioni Legambiente Abruzzo ha proposto al parlamentare di Sel, Gianni Melilla, di presentare una interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti sugli accordi e evitare l’importazione di energia sporca dal Montenegro puntando, invece, su un modello energetico distribuito da fonti rinnovabili prodotte in Italia che permette di rispettare in pieno l’ambiente e di creare lavoro.

 

La storia dell’elettrodotto è iniziata dopo il black out del 2003, causato anche dalla insufficiente capacità produttiva elettrica italiana, che portò i governi del nostro paese a cercare strade per incrementare la fornitura. Una di queste fu realizzare un elettrodotto fra Balcani e Italia, con approdo in Abruzzo in vista dell’importazione di elettricità da quelle aree. Fra 2008 e 2011 il progetto fu ripreso con lo scopo di importare energia idroelettrica dai Balcani, aiutando l’Italia a superare i limiti fissati al 2020 sull’uso di energia rinnovabile.

 

Pochi mesi fa il governo Renzi ha confermato che il cavo verrà realizzato, tanto che Terna ha già cominciato i lavori sulla sponda italiana. L’interconnessione era stata approvata nel 2010 dal governo Berlusconi, e dalle informazioni trapelate si comprendeva che dietro vi fosse la spinta di alcune societa’, tra cui A2A.

 

 

 

“Il Governo deve assolutamente fare chiarezza rispetto agli accordi fino ad oggi mantenuti segreti che riguardano l’importazione di energia attraverso l’elettrodotto, perche’ le poche informazioni che si hanno sono preoccupanti per le imprese e i cittadini italiani – ha dichiarato in una nota Legambiente.

A promuovere le energie rinnovabili è stato anche il Papa che con la pubblicazione della Lettera Enciclica Laudato si ha evidenziato questo aspetto puntando a una riconversione ecologica a livello planetario per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

In particolare a preoccupare e’ l’accordo stipulato nel 2011, dall’allora Ministro Romani, che prevede per l’importazione di energia prodotta in Montenegro da impianti da fonti rinnovabili, una tariffa pari a 155 Euro/MWh, ossia circa tre volte il prezzo medio nel 2014 sul mercato elettrico nazionale. Un’autentica beffa, perché mentre in Italia sono stati cancellati tutti gli incentivi per il fotovoltaico, persino quello per la sostituzione dei tetti in amianto, qui se ne prevedono di generosissimi per chi realizza interventi in Montenegro con una scelta che appare fuori da qualsiasi strategia dell’Unione Europea rispetto alle emissioni di CO2 e alle fonti rinnovabili. Il Montenegro è infatti un Paese in deficit di energia elettrica, con il 40% di importazioni dall’estero, per cui non si comprende la necessità di questa opera a meno che non si voglia importare energia elettrica prodotta da carbone dai Paesi dell’Est. In questo caso però ci sarebbero problemi anche di contabilità rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di concorrenza alle centrali termoelettriche italiane già in drammatica crisi per via della riduzione dei consumi e della crescita delle rinnovabili avvenuta in questi anni in Italia.

“Chiediamo al Governo Renzi – conclude Legambiente – di fare chiarezza rispetto ad accordi che rischiano di trasformarsi in una vera e propria beffa per cittadini e imprese senza alcun vantaggio per il Paese. l’interrogazione parlamentare ha proprio questo scopo”.

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