Degli esperti italiani e statunitensi hanno messo a punto una nuova tecnica per asportare il tumore al polmone, anche nei casi in cui si pensava non si potesse intervenire in sala operatoria.
Tumore al polmone, fino ad oggi ci sono state delle situazioni per le quali risultava impossibile intervenire in sala operatoria. Ora però la rivista specializzata di settore Jama Oncology riferisce di un nuovo studio che ha portato alla scoperta di un nuovo approccio per potere rimuovere le parti malate di carcinoma polmonare non a piccole celle al terzo stadio. Si sono aperte delle possibilità per asportare le porzioni colpite da questa temibile malattia, cosa che in passato non era possibile fare in alcun modo.
Questo progresso importantissimo nella lotta al tumore al polmone è sorto grazie agli sforzi congiunti dell’italiano Istituto nazionale tumori Regina Elena (Ire) e degli statunitensi Dana-Farber Cancer Institute di Boston e Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. L’approccio in questione si basa in particolare sulla sinergia tra chemioterapia e immunoterapia da programmare in maniera mirata prima dell’intervento chirurgico. In tal modo è possibile che la condizione clinica dei pazienti colpiti da carcinoma polmonare non a piccole celle al terzo stadio possano migliorare, rendendo possibile l’asportare il tumore.
In questo caso gli esperti si sono basati sulla osservazione di 112 pazienti, dei quali i tre quarti avevano subito una operazione apposita andata a buon fine. E di questa porzione, due persone su tre hanno mostrato una risposta buona o persino eccellente.
E la aspettativa di vita di tutti loro è aumentata di poco meno di quattro anni e mezzo, che è una stima importante in una condizione simile. Questa nuova strada appena tracciata rappresenta qualcosa di estremamente significativo.
Combinare insieme la chemioterapia e la immunoterapia può facilitare la rimozione delle masse tumorali in un organo così delicato qual è il polmone. Anche in una specifica situazione di complicità avanzata, come nel caso di un carcinoma al terzo stadio.
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Gli autori dello studio hanno parlato apertamente di nuova speranza data a chi prima non ne aveva, visto che non era possibile in nessun modo procedere in sala operatoria. A dirla tutta incide anche la situazione soggettiva di paziente in paziente.
Alcuni sono più predisposti a sopportare lo stress di un intervento chirurgico.
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Questo e la soluzione mista chemio-immunoterapia hanno dimostrato di poter fare la differenza. Se si procede in questo modo prima dell’operazione, il trattamento può andare incontro ad una importante crescita di percentuali che possa andare a buon fine. E ci sono dei farmaci appositi, che stoppano le proteine PD-L1 e PD-1, i quali hanno dato una ottima risposta.