Un recente convegno organizzato del rettorato dell’università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti ha illustrato le grandi potenzialità della robotica nella chirurgia
La chirurgia robotica assistita ha già trovato il suo spazio in molto ambiti della medicina, dall’urologia alla ginecologia alla chirurgia generale. È una tecnologia che offre ai chirurghi alcuni sostanziali vantaggi, più rapidità, più precisione e più controllo durante le procedure e per i pazienti nel contempo diminuiscono le complicazioni e si riducono parallelamente i tempi di recupero.

Per questo motivo c’era grande attesa per il convegno nazionale intitolato “Nuovi orizzonti in chirurgia: da Ippocrate all’intelligenza artificiale”, che si è tenuto nello scorso weekend a Chieti, in Abruzzo. L’evento, ospitato nell’auditorium dell’università del capoluogo abruzzese, ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra medici, ricercatori e professionisti del settore sanitario.
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Un aiuto determinate, ma non decisivo
L’intelligenza artificiale e la robotica applicata stanno rivoluzionando il settore chirurgico, offrendo nuove opportunità e sfide che i professionisti della salute devono comprendere per navigare efficacemente in questo campo in rapida evoluzione. I chirurghi umani infatti si muovono tra una serie di variabili fisiche, mentali e tecniche durante l’intervento chirurgico che risultano poi determinanti per il successo dell’operazione stessa.

Stanchezza, tremori e blocchi mentali possono a volte influenzare il risultato finale, ecco perchè i robot chirurgici vengono usati soprattutto per i loro vantaggi rispetto a questo tipo di variabili. Sull’argomento nello scorso weekend si è volto presso l’università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti, in Abruzzo, un importante convegno, intitolato “Nuovi orizzonti in chirurgia: da Ippocrate all’intelligenza artificiale”, dove hanno partecipato ricercatori, docenti universitari e rappresentanti istituzionali che si sono confrontati proprio su come l’innovazione stia trasformando l’atto chirurgico, il ruolo del chirurgo, la formazione e la gestione dei sistemi sanitari.
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Ma servirà sempre la mano dell’uomo
Nell’incontro è emerso chiaramente come l’utilizzo sempre più spinto dell’intelligenza artificiale e della robotica in sala operatoria aiuta la prima a livello diagnostico, mentre la seconda soprattutto a livello microscopico per gli interventi di microchirurgia. Una soluzione questa che si è rivelata fondamentale soprattutto nella cura di alcuni tipi di forme tumorali con la radicalità di un intervento che permette di togliere tutta la forma maligna, anche in localizzazioni periferiche, senza però andare a intaccare la parte sana dell’organo attaccato.

Interventi quindi sempre più mirati, ma che però devono comunque sempre essere guidati dal fattore umano. “Senza la mano dell’uomo”, ha dichiarato infatti al termine del convegno il direttore dell’unità operativa Locale Asl Liberato Aceto, “non si può intervenire, perché l’intelligenza e il robot da soli non sono capaci di realizzare una performance chirurgica se non guidati dalla mente dell’uomo. Il robot non prevede l’imprevisto, ma soprattutto non può sostituire l’empatia e la comprensione umana”.





