“La prima seduta della cabina di coordinamento per la verifica degli interventi di messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, è già un paradosso, perché si tiene dopo un anno dal’insediamento del Commissario, mentre sin da quei giorni, appunto un anno fa, si paventava il rischio di chiusura del traforo”. A dirlo il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, dopo la riunione di ieri.
“Prendiamo perciò atto del ritardo e rileviamo una situazione di criticità che è totalmente in contraddizione con la stessa istituzione della figura commissariale. Lo dicevamo allora, sostenendo l’idea che la previsione e conseguente introduzione della nuova figura o si traduceva in un commissariamento vero , serio, con poteri straordinari e reali in termini di intervento, o a poco sarebbe servita. Affinché una figura simile possa espletare al massimo le proprie competenze e funzioni sono necessari tre presupposti: intervenire subito; risorse umane e finanziarie straordinarie e adeguate alla situazione; rapidità delle procedure e poteri veri. Siamo lontani da tutto ciò. Sul primo punto registriamo che dopo un anno siamo ancora fermi; sul secondo, rileviamo che non c’è neppure una sede, una struttura amministrativa e sulle stesse risorse finanziarie, da noi ritenute sin dall’inizio insufficienti, c’è ancora una certa lacunosità; sul terzo: rapidità inesistente, anzi stiamo andando a rilento e non sono stati attribuiti poteri straordinari al commissario. Siamo al paradosso che c’è la normativa speciale che sta accelerando le procedure mentre la struttura commissariale rischia di essere ancora più lenta. E’ una situazione totalmente insostenibile e inaccettabile; stando così le cose, si poteva tranquillamente lasciare che a gestire le criticità fossero gli organi ordinari perché è evidente che stiamo rischiando di incappare in un ‘deja vu’, in qualcosa già visto in passato”.
E ancora: “Alla luce di questo, chiediamo un radicale cambiamento di rotta. Dobbiamo mettere la struttura commissariale in grado di lavorare seriamente, sulla base del presupposto ineludibile già da noi più volte affermato: abbiamo un valore, che è il bene acqua e quindi la tutela della salute; accanto ad esso due interessi legittimi, quello importantissimo dell’attività scientifica che si svolge nei laboratori sotterranei e quello dell’ autostrada. Anche per questo c’è bisogno di intervenire subito: perché dobbiamo ripristinare un ordine di priorità, e anche per questo è inaccettabile il perdurare di questa situazione di stallo. Tutto questo era già stato sostenuto, tra l’altro, delle associazioni ambientaliste e nello specifico da quelle che avevano assunto posizioni sulla vicenda dell’acquifero del Gran Sasso; stando in tal modo le cose, va detto che esse avevano ragione ad avanzare perplessità sul percorso intrapreso. Perciò, la politica deve tornare ad assumersi responsabilità vere, su una tematica così prioritaria, come non ha mai fatto. Ciò che dobbiamo recuperare è il senso di responsabilità“.