Vittorio Emanuele III in Italia, Brigata Maiella: ‘non dimentichiamo’

Pescara. ”Nel momento più difficile della Seconda Guerra mondiale ‘l’ingloriosa fuga’ di tutta la famiglia reale, del maresciallo Badoglio e dei vertici militari attraverso la via Tiburtina-Valeria, fu consumata proprio dai porti della nostra regione, ovvero dagli scali marittimi di Pescara e di Ortona, che furono usati come terminali più comodi e sicuri per raggiungere il Sud già liberato dagli Alleati”.

Lo scrive la Fondazione Brigata Maiella, erede dei patrioti della omonima formazione partigiana, unica decorata con la medaglia d’oro tra tutte le formazioni della storia della Resistenza italiana.

La Fondazione interviene perché ”nei giorni in cui si assiste al rientro in Italia dei feretri della dinastia dei Savoia, la Fondazione Brigata Maiella richiama l’attenzione sulle indelebili responsabilità dell’allora Casa regnante nelle violazioni costituzionali operate da Mussolini e nelle nefaste imprese di guerra del fascismo”, prosegue la Fondazione.

”Mentre i regnanti fuggivano, cercando di mettere in salvo loro stessi e l’ormai screditato istituto monarchico, i tedeschi procedevano all’occupazione sistematica di tutta la parte centro-settentrionale del Paese, e le truppe italiane, all’interno e all’estero, venivano colpevolmente abbandonate a sé stesse con ordini vaghi e contraddittori che causarono lo sbandamento dell’8 settembre e produssero conseguenze tragiche per l’Italia che divenne un campo di battaglia per eserciti stranieri, per di più restando divisa in due entità statuali contrapposte. Per queste ragioni, dal nostro Abruzzo la Brigata ‘Maiella’ assunse fin dalle origini una netta posizione repubblicana, nel suo impegno nella lotta di Liberazione e per la riconquista anche dell’unità della Patria”, conclude la Fondazione Brigata Maiella.

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