Atessa. “Questa è la battaglia di un territorio, senza colore politico; é la battaglia di una comunità, la battaglia dei cittadini che non vogliono che questo tipo di impianti, fortemente impattanti e a rischio per la salute, siano attivi in quest’area. Innanzitutto perché non sono compatibili con lo sviluppo che abbiamo avuto, e che abbiamo tuttora in quella zona, e che abbraccia l’attività metalmeccanica, la tecnologia avanzata dell’automotive, l’artigianato e il commercio che si combinano, a loro volta, con l’agricoltura, con il turismo. Inoltre bisogna tener conto di tutte le abitazioni che ci sono attorno”.
Così, questa mattina, in municipio ad Atessa, il sindaco Giulio Borrelli, nella conferenza stampa che si è tenuta per illustrare la manifestazione che si terrà sabato prossimo, 19 maggio, ad Atessa, contro gli impianti di rifiuti pericolosi Ciaf e Di Nizio. All’incontro erano presenti, in rappresentanza di oltre 40 Comuni che hanno aderito alla manifestazione, il vice sindaco di Lanciano, Giacinto Verna; il sindaco di Altino, Vincenzo Muratelli; quello di Perano, Gianni Bellisario, anche presidente regionale dell’associazione nazionale dei Piccoli Comuni(Anpci) e il sindaco di Tornareccio, Remo Fioriti. Per le decine di associazioni che hanno aderito c’erano invece Rebecca Virtù, presidente Legambiente Atessa, e Giuseppe Masilli, del Cai. Hanno dato la loro adesione anche Cgil, Cisl e Uil e, a livello politico, Forza Italia, Mau (Movimento Atessa Unita), 5Stelle, Pd e Udc.
Mentre è ancora in corso la procedura di Via regionale per l’apertura di un impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti ospedalieri infettivi in località Saletti di Atessa, da parte della Di Nizio Eugenio Srl di Mafalda; si prospetta la riapertura della Ciaf a Piazzano di Atessa da parte della società Ecoeridania Spa di Genova, con la possibilità di avviare un’attività di smaltimento di fanghi industriali, provenienti da aziende chimiche. Il sito della Ciaf, già esistente, è allo stato di abbandono da anni, da quando l’azienda fu coinvolta nel 2006 nell’indagine Mare Chiaro e fu al centro di vicende giudiziarie, per inquinamento e smaltimento illegale di rifiuti, che portarono anche a numerosi arresti. Ora si vorrebbe riattivare le strutture, con smaltimento di 210mila tonnellate di rifiuti annui, di cui 50mila di fanghi industriali. Di Nizio vuole invece dotarsi di un impianto per rifiuti sanitari a rischio infettivo, con potenzialità di trattamento di 20.000 tonnellate all’anno, al quale sarà associato un deposito di rifiuti, sia non pericolosi che pericolosi, provenienti da terzi (aziende pubbliche e private, attività ambulatoriali ed ospedaliere, servizi di raccolta differenziata, ecc…). Ma l’Abruzzo produce 4mila tonnellate di rifiuti sanitari. “Quindi – ha evidenziato Borrelli – i rifiuti arriverebbero da tutta Italia e questa non può e non deve diventare la valle dei rifiuti. Tanto più che è la cerniera tra la Costa dei Trabocchi e la montagna e, per ciò, a livello turistico riveste un ruolo fondamentale. Inoltre vicino ci sono siti di interesse comunitario, come il Bosco di Mozzagrogna, e riserve regionali come l’Oasi di Serranella”. Ma questi impianti porterebbero anche un peggioramento notevole della qualità dell’aria, in un equilibrio già delicato. “Stando ai dati dell’Arta (Agenzia regionale per la tutela ambientale) – ha spiegato Borrelli – nella zona in questione, nel 2017 è avvenuto per 11 volte il superamento dei limiti delle polveri sottili; nel 2018 già 6 volte. In un anno, stando alle direttive europee in materia e il Piano regionale della qualità dell’aria, i limiti non possono essere superati più di 35 volte. Quando questo accade il Comune è costretto a prendere provvedimenti, ad esempio le targhe alterne o il blocco del traffico”. Sì ad un’economia sostenibile, in un territorio in cui ci sono altri tipi di industrie, quali Sevel e Honda. “L’avvocato Agnelli – ha ricordato il primo cittadino di Atessa – ripeteva sempre che se qui ci fossero state industrie chimiche o pericolose, non vi avrebbe mai portato la Sevel”. Un ringraziamento al Coordinamento dei sindaci che si è costituito nei mesi scorsi a tutela del territorio e al loro impegno in questa circostanza e alle associazioni ambientaliste – Legambiente, Wwf, Libera, Cai, Noi messi da parte e Nuovo Senso Civico – che hanno lavorato per la manifestazione. Rebecca Virtù di Legambiente ha ribadito che questa tipologia di impianti “non ha nulla a che vedere con questo territorio e che la Val di Sangro non deve diventare la pattumiera d’Italia”. Il vice sindaco di Lanciano, Verna, ha sottolineato come la sinergia tra Comuni in questa lotta sia fondamentale ed è “la prima volta che accade che si combatte tutti insieme”, ha detto. “Siamo solo all’inizio – ha affermato Fioriti, sindaco di Tornareccio -. Non ci fermeremo fino a che questi impianti non verranno bloccati”. Il sindaco di Altino, Muratelli, che evidenziato come “l’industrializzazione di questo territorio abbia comunque permesso la salvaguardia di produzioni agricole e prodotti di pregio, come il fico reale e le pesche di Atessa, il miele di Tornareccio, il peperone dolce di Altino, il vino, l’olio… Quindi no ad insediamenti che metterebbero a rischio le nostre eccellenze”. Il sindaco di Perano, Bellisario, ha ricordato che i sindaci “non sono contro sviluppo ed investimenti, ma che sia uno sviluppo ecosostenibile compatibile con le nostre tipicità e con la salvaguardia della qualità della vita”. “Sabato – ha concluso Borrelli – ci giochiamo parte del nostro futuro. Per questo dobbiamo essere numerosi”. L’appuntamento è alle 10 in contrada Saletti davanti alla “Locanda della luna” in via Lecce. L’arrivo del corteo è previsto in piazza Abruzzo (davanti all’Arcobaleno). Ci saranno bus navetta che faranno continuamente da spola tra il punto di arrivo e quello di partenza e tra il centro storico di Atessa e la valle. #SalviamolaValdiSangro.