Teramo. Voluto dal Sindaco D’Alberto nell’aprile scorso, il Tavolo Operativo della Mobilità, è stato costituito per dare maggior peso a dei contatti precedenti tra le organizzazioni sindacali del settore e l’amministrazione comunale.
Con il nuovo tavolo, ufficialmente annunciato e creato con enfasi, si dovevano dare risposte alle esigenze dei cittadini, agli operatori del settore sempre più in difficoltà ed alla città in generale, risolvendo o migliorando i tanti problemi che attanagliano i trasporti pubblici e la viabilità cittadina.
“Possiamo affermare che tutto ciò non è avvenuto” scrive in una nota Davide Di Sabatino, della Filt Cgil Teramo, “anzi, il Tavolo Operativo della Mobilità non si riunisce neanche più. L’assessore al ramo ‘traffico trasporti e viabilità sostenibile’ Stefania Di Padova, che ha gestito gli incontri iniziali, non ci aggiorna sugli avanzamenti dei temi che abbiamo trattato, semmai dovessero esserci, e non rinnova un appuntamento da lungo tempo ormai”.
Le richieste iniziali. Piazzale S. Francesco, adeguare la segnaletica orizzontale, accorciare un marciapiede di un metro e mezzo (forse una impresa titanica) che infastidisce non poco i conducenti dei bus costringendoli ad una uscita pericolosa, chiudere buche impresentabili in quello che dovrebbe sembrare vagamente un terminal bus.
Soluzioni per il trasporto urbano agli studenti universitari di Colleparco, ai quali va tutta la nostra solidarietà nel vederli male accolti in una città che dovrebbe almeno consentire loro di spostarsi agevolmente, a maggior ragione se vi sono soluzioni a costo zero per la rimodulazione delle corse, mentre restano appiedati nell’oblio degli amministratori.
Convertire una piccola piazzetta nei pressi della stazione ferroviaria per ottenere un punto di scambio intermodale confacente alla situazione, invece di una fermata che si trasforma in luogo di sosta prolungata in mezzo a viale Crispi.
Il semplice e banale spostamento del capolinea di Villa Mosca di qualche centinaio di metri;
Contrasto alla sosta selvaggia nelle fermate e segnaletica adeguata delle stesse.
“Ci sembravano tutte richieste risolvibili in tempi ragionevoli”, si legge ancora, “che non implicano grosse risorse o studi preliminari di chissà quale portata, opere di ordinaria amministrazione insomma, da sviluppare nell’immediato, certamente di impatto positivo, che però non hanno trovato concretezza, nonostante avessimo ricevuto rassicurazioni nei primi mesi dopo i ragionamenti e le valutazioni dei singoli casi.
Caro assessore: non ci può bastare a tutt’oggi aver visto solo il semplice spostamento di qualche corsa, di qualche chilometro-bus da un quartiere verso un altro, per quanto comprensibile e giustificabile.
Immaginiamo cosa potrebbe accadere se dovessimo avventurarci in temi di ben altra consistenza, semmai ci venisse data la possibilità di partecipare. Ossia discutere di Mobilità propriamente detta, dei suoi fattori più importanti, di intermodalità, di corsie preferenziali, di miglioramenti del tessuto urbano attraverso la permeabilità dello stesso attraverso il concorso di diverse tipologie di vettori. E poi, se dovessimo ragionare e comprendere di come sarebbe veramente la nostra città se si afferrasse finalmente l’importanza strategica del progetto di avanzamento interrato della ferrovia (studio di fattibilità esistente e noto a tutta l’èlite politica teramana piuttosto disinteressata) e di come diventerebbe dirompente se unito al progetto della cabinovia per l’università, speriamo non affossato definitivamente anch’esso.
Sono enormi le opportunità che possono scaturire nelle città dove si punta sulla mobilità sostenibile, sia di crescita e sviluppo ma anche di emersione e riscatto sociale, non ci si stupisca ma c’è attinenza anche con questi ultimi concetti.
Oggi le città ‘avanzate’ puntano dritto su questo tipo impostazione.
Ci riusciremo anche noi? Intanto ci vorrebbe per davvero un Tavolo Operativo della Mobilità.
Per il momento di tutto questo neanche l’ombra, ma si può sempre ingranare la marcia e decidere di partire, sapendo da che parte andare, però”.