Venerdì 25 ottobre presso la sede della Provincia di Teramo, ci sarà un tavolo istituzionale con i rappresentati politici del territorio, dai parlamentari al Presidente dell’Anci Abruzzo, convocato dalla Filcams Cgil Teramo e dal Presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura, per discutere del futuro delle lavoratrici e dei lavoratori degli appalti impiegati nella pulizia delle scuole.
“La Filcams Cgil Teramo esprime profonda preoccupazione per le sorti di ben 286 lavoratrici e lavoratori attualmente impegnati nelle pulizie delle scuole della nostra provincia. I soggetti interessati sono “ex lsu” ed “ex appalti storici”, che da più di vent’anni subiscono un andirivieni di contratti, tra pubblico e privato e che nel 2001, a seguito del processo di esternalizzazione di alcuni servizi dello Stato, sono stati assorbiti dalle cooperative aggiudicatarie dell’appalto di pulizia delle scuole pubbliche mediante gara Consip – sottolineano Mauro Pettinaro e Natascia Innamorati – Il decreto sancirà l’assunzione di 11263 lavoratori a fronte dei 16009 che attualmente lavorano nell’appalto in tutto il territorio nazionale. Di rimando, nella regione Abruzzo sono 596 le lavoratrici e i lavoratori attualmente impegnati nell’appalto di pulizia a fronte dei 392 posti previsti per l’internalizzazione: un “esubero” di ben 200 persone, 100 solo nella provincia di Teramo. Le procedure di licenziamento sono state già attivate: nella nostra provincia 286 sono i lavoratori impiegati nelle pulizie delle scuole, e più di 100 ad oggi rischiano di rimanere senza lavoro. Il decreto interministeriale che stabilirà i criteri di accesso in graduatoria di questo personale, dovrebbe uscire tra pochi giorni. Dalla bozza del decreto sappiamo che i requisiti saranno titoli di studio e anzianità di servizio. Ebbene, siamo a conoscenza che quasi tutto il personale impegnato attualmente nell’appalto possiede tali requisiti, ma nella provincia di Teramo non abbiamo posti a sufficienza per tutti, perché i posti sufficienti sono solo per 181 lavoratrici e lavoratori, a fronte di 286 attuali”.
E ancora: “In altre regioni, invece, i posti disponibili dal 1 gennaio 2020 sono superiori al numero dei lavoratori attualmente impegnati negli appalti, questo significa che è necessario far arrivare quelle risorse, comunque stanziate, in territori come il nostro che invece ne ha la metà di meno e che dal primo gennaio 2020 dovrà fare i conti con un problema sociale, perché parliamo di quasi tutte donne, non più giovanissime, senza altra esperienza se non quella della pulizia e della sorveglianza nelle scuole, molto spesso le uniche a riportare a casa lo stipendio. Non possiamo fingere che non sia un problema. Noi diciamo fortemente sì all’internalizzazione dal 1 gennaio 2020, ma bisogna dare risposte: assunzioni per tutti e scivoli al pensionamento”.