I Presidenti di ANIEM TERAMO, Fiorenzo Polisini, ed API TERAMO, Alfonso Marcozzi, denunciano ancora la preoccupante situazione dal fronte ricostruzione, argomentato affrontato anche con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vito Crimi.
“La sintesi dell’incontro di ieri sera con il Sottosegretario alla ricostruzione, con i dirigenti dei vari uffici speciali, con il Sindaco di Teramo e con il Presidente della Provincia, sta tutta nelle parole del dirigente regionale; 12.000 pratiche da istruire, Ufficio Speciale di Teramo con 12 tecnici, risultato 1.000 pratiche a testa, considerando che un buon istruttore, nel voler essere ottimisti, istruisce 1 pratica in 15 giorni, il tutto vuol dire 41 anni per istruire tutte le pratiche, è inaccettabile per non dire vergognoso – tuonano le associazioni – Abbiamo apprezzato il tempo che il sottosegretario ha dedicato al nostro territorio, in passato eravamo abituati a rapide toccate e fuga, ma nella sostanza il vuoto o meglio il vuoto da svuotare fra circa un mese (parole dell’addetto sottosegretario ai problemi). Lascia esterrefatti ascoltare dal dirigente regionale, insediatosi da un mese scarso, che non ci sono risorse tecniche ad operare. Il problema lo denunciamo da due anni ed è noto a tutti”.
E ancora: “La soluzione? formare 50 tecnici comunali all’uso del MUDE (sportello telematico del CSI Piemonte per il caricamento delle pratiche sisma 2016). Ma quali sono questi tecnici comunali, e di quali comuni? Lo sa il dirigente regionale che nei comuni, tranne alcuni virtuosi, non si riesce ancora ad implementare il SUE (Sportello Unico Edilizia) obbligo di legge dal 2001? Lo sa il dirigente regionale quanti soldi ha speso la nostra amata regione per l’implementazione di detto sistema e rimasto puntualmente al palo? Per le pratiche con danni lievi si adotteranno procedure snelle, ma le soluzioni prospettate non ci sembrano percorribili, perché il privato non è disposto ad anticipare alcunchè sapendo che non sa né quando e né quanto verranno restituiti questi soldi, in alternativa garantire pagamenti all’impresa in parte all’inizio ed il resto a verifica finale, anche qui quante imprese con la situazione economica attuale e con i continui ritardi nei pagamenti, sono disposte ad aspettare? Sulle pratiche ATER si capisce il dramma della ricostruzione pubblica. Prima sottoposte ad un’analisi di fattibilità tecnico economica, poi la gara per la progettazione, poi l’approvazione, poi la gara per i lavori e fra due anni l’inizio dell’esecuzione se non ci sono intoppi burocratici. Ci chiediamo a cosa serve la valutazione di fattibilità tecnico economica dal momento che i danni sono stati già classificati dalla protezione civile B-C-E con i costi parametrici noti. O forse le schede AEDES approntate dalla protezione civile sono farlocche?”.
“In sostanza le criticità sono state nuovamente rielencate, riproposte, riascoltate; di nuovo il nulla se non le solite chiacchiere tra amici al bar. Ebbene caro Sindaco di Teramo, caro Presidente della Provincia, questi fantasmi che si aggirano tra i problemi, portatori di saperi, di conoscenze, di capacità, di curricula, ma privi di sostanza è ora che diano risposte concrete attraverso un timing a tempi brevi chiaro e definito. In primis servono risorse tecniche, almeno 50 tecnici qualificati, adeguando finalmente l’ufficio speciale al reale peso in termini di danni che la nostra regione ha subito, assunzione di responsabilità dirette da parte degli attori, sanatorie sanabili, che non riguardano le parti strutturali, da richiedere alla fine dei lavori sotto la responsabilità del progettista e prima dell’erogazione del saldo finale, tralasciare nella fase di approvazione quelle formalità che producono solo perdite di tempo e ritardi e in ogni caso da sistemare sotto la responsabilità del progettista prima del saldo finale, valutazione del livello operativo che abbia risposte in tempi brevi e non a distanza siderale, dare una corsia preferenziale a quanti utilizzano strumenti innovativi e documentazione inconfutabile per la valutazione del danno e degli interventi in sede di progettazione e in sede di esecuzione, dotare gli uffici di strumenti informatici valutativi a fronte di innovazioni che siano al passo dei tempi. Il problema vero non è la burocrazia ma i burocrati assunti nella PA, politici di turno che non prendono decisioni e non assumono responsabilità, elementi fondamentali che possono fare la differenza tra il fare e l’aspettare. Tanto a fronte di una tanto acclamata semplificazione burocratica nascono mediamente 10 adempimenti aggiuntivi”.
Il sottosegretario, a Teramo anche oggi, ha sottolineato che i fondi per la ricostruzione ci sono, vanno solo impiegati.