Teramo. La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dalla società “Autostrade per l’Italia” contro le sentenze favorevoli alla Provincia pronunciate dalla Corte d’Appello de L’Aquila.
Una vicenda giudiziaria che si trascina dal 2008 e che vede l’avvocatura dell’ente rappresentata dall’avvocato Antonio Zecchino, coadiuvato nell’ultimo grado di giudizio dal professor Vincenzo Cerulli Irelli, contrapposta alle concessionarie di Stato.
La storia è nota. “La Provincia ha chiesto alle concessionarie il pagamento del canone Cosap per l’occupazione degli spazi soprastanti le strade provinciali, i viadotti autostradali. Le società si sono sempre opposte agli atti dell’Ente e alle successive sentenze di merito favorevoli alle tesi della Provincia. La Cassazione con le 5 sentenze depositate questa settimana ha confermato quanto già deciso con la sentenza del giugno scorso pronunciata contro Strada dei Parchi”.
Secondo la Corte “in relazione alla fattispecie in esame, l’attività di gestione economica e funzionale del pontone autostradale da parte della ricorrente, integra, come correttamente detto dalla Corte di appello, una ‘occupazione abusiva’ dello spazio sovrastante alla strada provinciale. Si tratta infatti di occupazione realizzata dalla società ricorrente in forza di concessione dell’Anas e in assenza del titolo concessorio rilasciato dalla provincia di Teramo……. Il nucleo decisionale rettamente espresso dalla Corte d’appello è fondato non già sulla proprietà dell’infrastruttura autostradale, ma sulla condotta occupativa abusiva realizzata dalla società concessionaria attraverso lo svolgimento della propria attività d’impresa mediante l’uso dell’infrastruttura sovrastante lo spazio provinciale occupato”.
“Va sottolineato”, conclude la nota della Provincia, “come questa ulteriore decisione di legittimità della Suprema Corte rivesta particolare rilevanza per la Provincia che per tutte le occupazioni poste in essere da tutte le concessioni autostradali, può iscrivere in bilancio per canone e sanzioni circa 550 mila euro all’anno nelle poste in entrata del bilancio”.