“Sparisce definitivamente l’enorme ed impattante cortina di acciaio e vetro che, nelle intenzioni della Soprintendenza avrebbe dovuto preservare l’opera da agenti atmosferici e smog ma che, di fatto,l’avrebbe resa a poco fruibile da tutti i punti di vista, in primis quello percettivo – proseguono – Permangono tuttavia alcune perplessità sulla nuova sistemazione. In primo luogo, e qui non possiamo non colpevolizzare le amministrazioni che si sono succedute negli anni e la cui azione è stata caratterizzata da un’insopportabile inerzia, qualunque progetto avrebbe dovuto misurarsi con la situazione reale del sito, al netto cioè dell’abbattimento dei due palazzi Adamoli e Salvoni, e della rimozione dell’enorme terrapieno che insiste al centro dell’area. Al momento, la porzione emersa rappresenta circa un terzo della struttura originaria, forse troppo poco per avere un quadro complessivo della situazione; ciò che si rinverrà solo in seguito alle demolizioni, avrebbe, al contrario, potuto fornire indicazioni progettuali ben precise. In buona sostanza, ad un progetto reale ed attendibile avrebbe certamente giovato poter disporre degli elementi architettonici che certamente verranno scoperti al di sotto dei due palazzi”.
Ci sono però anche dubbi sul progetto per i penta stellati: “Tuttavia a suscitare i dubbi maggiori è l’inserimento, al di sopra delle gradinate, di una soletta che va a realizzare un piano semicircolare della larghezza di circa 6 m. Le ragioni di tale scelta sono probabilmente da ricercare nella necessità di rifunzionalizzare il sito, inserendovi alcuni spazi sottostanti(caffetteria, bookshop, servizi igienico), e di raccordarlo con Via Paris. Dalle restituzioni grafiche osservate ci sembra evidente come tale elemento sia di forte impatto e che vada a negare quella continuità visiva da sempre presente nelle cavee di tutti i teatri all’aperto. La “Piazza del teatro”, come è stato denominata negli elaborati progettuali, aggiunge quindi alla struttura preesistente in travertino, laterizi e materiali lapidei, una nuovo telaio portante, presumibilmente in cemento armato, francamente eccessivo per dimensioni ed importanza. Non si vuole perseguire un anacronistico restauro filologico, ma le integrazioni necessarie ad un ripristino funzionale dell’opera sarebbero dovute essere, a nostro avviso, più dosate. Non dispiace, viceversa, l’idea di una vasca inserita in fondo al fronte scenico, probabile omaggio alle naumachie, che aggiunge dinamismo all’impianto”.