Gentile Presidente,
in uno dei periodi più duri e complessi della nostra storia patria, il popolo italiano ha chiamato – tanto indirettamente nel modo, quanto chiaramente nel risultato – una donna alla guida della Nazione.
È la prima volta, quindi a Lei vanno i miei complimenti di cittadino, sindaco di Notaresco e Presidente della Provincia di Teramo. A Lei che ha saputo vincere dopo anni all’opposizione, solitaria nell’ultimo periodo. A Lei che non ha schierato potentati, ma ha potentemente detto quel che voleva fare per cambiare l’Italia, gli elettori hanno dato piena fiducia.
Adesso viene il difficile. Perché bisogna governare una Nazione che deve riuscire nel difficile compito di rilanciare l’economia e dare forza alla libera impresa, combattere le mafie che avvelenano l’economia, porsi in campo internazionale in modo autorevole e innovativo e portare nuova linfa al desiderio mondiale di pace, pur restando atlantista.
Lei ha cominciato nel modo migliore, senza feste né proclami, perché la forma è l’inizio della sostanza. A livello nazionale, c’è bisogno di una manovra di bilancio “di guerra”, visto che siamo – nostro malgrado – nell’ambito di un conflitto che condiziona il mondo globalizzato.
Ci vuole il coraggio di una Nazione che vuole cambiare marcia come l’Italia, grazie alla guida di una donna e madre che saprà mettere mano ai problemi più urgenti che sono quelli legati ai rincari delle utenze, spesso insopportabili, che stanno creando desolazione in ampie fette dell’economia italiana.
Il sostegno deve raggiungere al più presto famiglie, artigiani, imprese e industria. Partendo proprio dalle famiglie, che sono il primo nucleo della nostra società e hanno bisogno di ritrovare fiducia nel domani, per lavorare quotidianamente con una passione la cui positiva contagiosità possa permeare l’intera società.
Il PNRR va rimodulato, affinché soddisfi le nuove esigenze nazionali, mutate considerevolmente passando dalla pandemia alla guerra, con i problemi di approvvigionamento energetico collegati. Dobbiamo poi assolutamente lavorare affinché la colonna vertebrale del nostro paese, che è l’impresa manifatturiera dell’eccellenza italiana, abbia il necessario supporto per superare la tempesta energetica.
A livello internazionale, c’è da lavorare per disinnescare la guerra in Ucraina, anche se purtroppo l’errore – figlio della sottovalutazione della sindrome da accerchiamento della Russia – risale all’ormai lontano 2014, quando è iniziato il conflitto nel Donbass che poteva e doveva essere risolto quando era ancora su base regionale e che invece, purtroppo, è stato internazionalizzato, in modo nefasto sia per la pace dei popoli sia per le loro economie.
L’Italia deve perciò riuscire nel delicatissimo compito di difendere il diritto internazionale e quindi le ragioni dello stato invaso dell’Ucraina, ma contemporaneamente proporsi come credibile forza mediatrice che lavori a un piano di pace che sarà inevitabilmente lungo e articolato, ma che possa intanto imporre il cessate il fuoco, favorendo la ricostruzione e pianificando strumenti di rispetto e tutela delle minoranze, anche fidando sull’esperienza italiana nell’autonomia dell’Alto Adige. Perché lo studio e il rispetto delle culture – al netto del tempo necessario a risanare le ferite della guerra – può essere uno degli strumenti di pace duratura, da mettere nelle mani delle future generazioni.
Lei ha molti dossier sul tavolo e tante problematiche da far tremare le vene e i polsi, ma se saprà conservare la sua determinazione io sono certo che il popolo non le toglierà la sua fiducia. Fra i numerosi fronti aperti c’è anche quello riguardante le Province. Aspettiamo da otto anni – dopo la bocciatura del referendum Costituzionale – che si ripari ad un errore politico e istituzionale: la legge Delrio, una legge ordinaria con la quale si è scardinata la filiera istituzionale delle autonomie locali sancita dalla Costituzione. Una legge bocciata dai cittadini come dalla dottrina che gli unici “risparmi” che ha prodotto è quello del taglio indiscriminato sui servizi ai cittadini. Ora, sul tavolo del Governo, concordato con Upi e Anci, giace da tempo una controriforma che, per evitare barricate, non si occupa della modalità di elezione. Mi auguro che il Governo da Lei guidato abbia il coraggio che non hanno avuto i suoi predecessori e restituisca alle Province la funzionalità e l’autonomia finanziaria.
Le auguro buon lavoro e la invito a visitare la Provincia di Teramo e il Comune di Notaresco, dove il 25 giugno 2022 abbiamo posto la stele “Il Coraggio”, in onore e memoria delle vittime delle mafie, alla presenza del Generale dei Carabinieri in quiescenza Angiolo Pellegrini – Comandante della Sezione Antimafia di Palermo dal 1981 al 1985, quando era Capitano e stretto collaboratore del compianto giudice Giovanni Falcone – e della Fanfara dei Carabinieri. Una sua visita, in un posto geograficamente vicino a Roma, per parlare di legalità magari insieme al Generale Pellegrini, potrebbe essere di grande ispirazione per le giovani generazioni.
Con stima.
Diego Di Bonaventura
Sindaco di Notaresco
Presidente della Provincia di Teramo