“Quattrocentomila euro l’anno per costi di gestione e spese di rappresentanza. Riparto del denaro non equo a causa di un tasso di discrezionalità assai discutibile. Criteri ingiustamente punitivi per alcuni Comuni e inspiegabilmente premianti per altri. Nell’ottica del taglio delle spese improduttive e inefficienti e di soppressione degli enti inutili, il Bacino imbrifero montano Vomano-Tordino, consorzio composto da 26 Comuni teramani, deve essere sciolto”. E’ netta e categorica la presa di posizione che il Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco.
“I Bacini imbriferi montani, meglio conosciuti con il nome di Bim – spiega l’esponente di Liberi e Uguali – sono dei consorzi obbligatori previsti dalla legge per gestire i ‘sovracanoni in tema di concessioni di derivazioni d’acqua per produzione di forza motrice’, intendendosi per sovracanone la tassa posta a carico delle società che sfruttano i corsi d’acqua per produrre energia idroelettrica”.
“In particolare – prosegue Bracco – la Legge regionale Abruzzo n. 25/2011 (norma che disciplina i proventi relativi alle utenze di acque pubbliche) all’art. 3 comma 3 prevede che ‘in caso di scioglimento dei Consorzi dei Bim le funzioni, i beni mobili e immobili, le attività e passività, i rapporti giuridici e i mezzi finanziari nonché i proventi derivanti dai sovracanoni, sono trasferiti direttamente ai Comuni'”.
“Il successivo articolo 4 – specifica il Consigliere – definisce i criteri per la ripartizione dei sovracanoni fra i Comuni aventi diritto, in quanto soggetti passivi delle captazioni d’acqua a opera delle società produttrici di energia, ma stabilisce anche che ‘gli introiti dei sovracanoni sono destinati alla realizzazione di opere infrastrutturali e di difesa del suolo a favore dei Comuni'”.
“Il Bim Vomano-Tordino – evidenzia Bracco – gestisce un bilancio di poco inferiore ai due milioni di euro l’anno, di cui circa il 20% riservato ai costi di gestione e rappresentanza, denaro che viene quindi sottratto alla disponibilità delle amministrazioni comunali che sono membri del Bim stesso. A ciò si aggiunga che il resto dei fondi del Bacino medesimo vengono distribuiti con riparto non equo fra i vari Comuni consortili e senza tener conto della proporzionalità del sacrificio che i diversi territori sopportano in termini di concessione delle derivazioni d’acqua”.
“La discrezionalità attraverso la quale il Consiglio direttivo del Bim, composto da cinque persone, attribuisce le risorse – nota il Consigliere – non offre garanzie che i fondi stessi non vengano assegnati attraverso logiche clientelari ingiustamente punitive per certe realtà e, viceversa, ingiustamente premianti per altre. Appare pertanto quanto mai opportuno favorire la modifica della legge regionale in vigore al fine di consentire, anche in un’ottica di spending review, lo scioglimento del Bim Vomano-Tordino. Nessuno – rimarca Bracco – è riuscito in maniera convincente a dimostrare l’utilità di mantenere in vita un Consorzio che inserisce un ulteriore livello decisionale che obbliga il Comune consorziato a rinunciare, secondo oggettivi criteri di riparto, alla riscossione diretta dei canoni a esso spettanti”.
“Senza contare poi – conclude Bracco – la circostanza secondo la quale i cittadini non possono che leggere come incomprensibili le decisioni di una classe politica che pensa quasi esclusivamente alla gestione del potere, proprio come avviene nel caso del Bim Vomano-Tordino. Consorzio alla presidenza del quale figura Moreno Fieni, nel 2014, 2015 e 2016 collaboratore del Partito Democratico presso il Consiglio regionale dell’Abruzzo e da un anno a questa parte al vertice proprio del Bim Vomano-Tordino”.