“La famosa affermazione del Principe Carlo, secondo cui a Londra gli architetti degli anni ’70 hanno fatto più danni dell’aviazione tedesca durante il secondo Conflitto mondiale, può tristemente essere applicata al nostro capoluogo”, si legge in una nota del Movimento 5 Stelle Teramo.
“Negli ultimi 50 anni – spiega il M5S – abbiamo “ammirato” l’abbattimento del teatro comunale per dar spazio al volume della Standa, agghiacciante metafora del nuovo che avanza, il proliferare di palazzoni fuori scala e fuori contesto, per gentile concessione delle amministrazioni democristiane, fino agli ultimi regali alla cittadinanza targati Brucchi-Chiodi: l’Ipogeo, tanto brutto quanto inutile e l’interminabile pavimentazione del corso, evidente omaggio ai lungomare della nostra costa, sormontata ora da quell’incredibile accrocco in metallo che tanto ricorda le balere di provincia”.
“Sul recupero del teatro, però, nutrivamo qualche speranza – prosegue il M5S – Il progetto, tanto atteso, affidato con le solite gare pasticciate allo studio Bellomo, lascia però più che perplessi. Non possiamo che convenire sulla necessità di demolire i palazzi Adamoli e Salvoni, che solo qualche erudita provocazione potrebbe leggere come “segni del tempo”, con la conseguente liberazione degli spazi dell’orchestra e della scena. Così come sposiamo l’idea di integrare gli elementi strutturali sopravvissuti con archi e setti che possano ripristinare la necessaria continuità funzionale della cavea”.
“Ma le luci del progetto, a nostro avviso, finiscono qui – afferma il M5S – Ci sembra un’enormità senza senso inscatolare la perimetrazione esterna e le tribune con elementi in acciaio e vetro, che renderanno molto meno percettibili le arcate i setti, l’arenaria, il travertino e tutte quelle vestigia che in questi anni hanno contribuito a rendere viva la memoria dell’opera. Un ennesima teca, una scatola impenetrabile, di fatto una barriera che allontana anziché avvicinare, una cesura visiva e fisica che tanto ricorda quella della domus in Piazza S.Anna. Senza contare che l’ingresso stesso del teatro, nel rendering è rivestito di pannelli nerissimi, che appaiono assolutamente fuori luogo in un intervento che dovrebbe fare del genius loci, del rapporto con il contesto uno dei suoi cardini”.
“A nessuno dei tanti teatri romani sparsi di cui la nazione è ricca, è toccata, ci sembra una sorte analoga – conclude il M5S – Quelli di Fiesole, Ostia, Benevento, Spoleto hanno goduto di interventi di restauro e risanamento molto meno invasivi e sono diventati con il passare degli anni attrazioni turistiche e sedi di eventi e concerti di assoluto rilievo. Non crediamo, in definitiva che quella prospettata sia la soluzione ottimale alla valorizzazione di un’opera su cui è invece assolutamente necessario puntare per poter rinascere, per poter realmente ambire, un giorno non troppo lontano, a capitale della cultura, supportando stavolta la candidatura con i fatti e non con i proclami”.
LUCENTI E TERAMO NOSTRA. “Immaginate un cittadino di Roma o di Lecce svegliarsi la mattina e apprendere dai mezzi di stampa e di informazione che è stato commissionato e approvato un progetto definitivo che prevede il recupero e il restauro del Colosseo o del teatro romano della città salentina mediante la realizzazione di una struttura coperta in metallo e in vetro insistente sui suddetti monumenti storici e siti archeologici. Nessun cittadino al mondo sognerebbe mai una cosa simile neanche nel più lontano borgo del più dimenticato comune di provincia. La notizia stupirebbe chiunque e saprebbe dell’inverosimile. A Teramo, invece, possiamo dire ora, la cittadina in cui tutto è possibile che si era candidata a città capitale della cultura che questo accade realmente – sono le parole di Giuliano Lucenti, presidente del coordinamento dei comitati di quartiere e di Piero Chiarini di Teramo Nostra – Accade, difatti, che dopo anni in cui è stato conferito uno studio di fattibilità ad un illustre università romana, ad un esimio docente universitario in materia di architettura ed avere affidato un incarico progettuale ad un noto studio palermitano di professionisti costato la bellezza di ben 220.000 euro viene piombato e rimesso all’amministrazione comunale un progetto definitivo di questo genere. Cosa dire a questo punto? La risposta è che Teramo in questi ultimi anni è stata una città ferita più volte, non solo dalle calamità naturali, ma soprattutto da una non buona amministrazione chiusa e autoreferenziale che non solo non ha avuto una visione generale o una idea di città per il futuro, ma che non si è confrontata e aperto discussioni con i suoi cittadini, con le associazioni operanti sul territorio e con gli ordini professionali sulle scelte e sulle decisioni da assumere. Formuliamo un appello accorato al Commissario Straordinario del Comune di Teramo Dott. Luigi Pizzi, innanzitutto, chiediamo che venga fatta piena luce su tutta la vicenda relativa al procedimento amministrativo di recupero e di restauro del teatro romano, che venga rivisitato e condiviso, non come è avvenuto sino ad oggi dentro le segrete stanze, ma con la massima trasparenza e, con il contributo di idee delle istituzioni, degli enti, delle associazioni cittadine e dei locali ordini professionali il progetto definitivo nel pieno rispetto della proposta approvata ad unanimità dal consiglio comunale nell’anno 2010 e delle logiche democratiche e di partecipazione”.
LE PAROLE DELL’EX CONSIGLIERE VERNA. “A questo punto, dopo l’iter pasticciato dell’ex amministrazione comunale, che ha escluso clamorosamente la cittadinanza dalla discussione sul nucleo strategico del percorso di riqualificazione urbana, occorre ridare la parola a chi vive la città, alla nostra comunità, alle associazioni cittadine, ai professionisti locali, per porre riparo agli errori del passato e avviare finalmente una nuova stagione di progettazione partecipata – dice Maurizio Verna – Il futuro di Teramo passa necessariamente attraverso il turismo culturale e non possiamo permetterci che il progetto di recupero del teatro romano non sia frutto di una visione corale e culturale condivisa, con il rischio di vedere l’ennesima occasione di rilancio persa o peggio ingabbiata in una struttura metallica, come è avvenuto per piazza Sant’Anna. Per questo è necessario trovare delle alternative percorribili, compatibili dal punto di vista funzionale, storico, ambientale ed estetico. La mia richiesta al Commissario è quella di sospendere ragionevolmente l’iter e qualsiasi decisione in merito fino all’insediamento della nostra nuova amministrazione, anche per un supplemento di riflessione e un opportuno momento di confronto di cui si avvantaggeranno sicuramente il progetto finale e lo sviluppo della nostra città negli anni a venire”.