“Il Consiglio di Amministrazione della Ruzzo ha subito risposto alla notizia con proprio comunicato, tramite il quale si annuncia che ‘Ruzzo Reti gestisce un servizio essenziale per la collettività e ha 280 dipendenti’. Quindi traducendo il Comune creditore che esige i propri crediti è irresponsabile, potrebbe condurre al fallimento la società Ruzzo e mette a rischio alcuni dei 280 posti di lavoro della Ruzzo S.p.A”.
E ancora: “A fronte di tutto questo ci si viene oggi a dire che è stato presentato un piano di rateizzazione lo scorso 18 ottobre, cioè solo dopo che il sindaco D’Alberto aveva chiesto in Assemblea come mai fosse rimasto inadempiuto non solo l’obbligo giuridico di restituzione dei crediti, ma anche l’obbligo assunto nel Piano Industriale. Spiace dover comunicare al Consiglio di Amministrazione, che dovrebbe certamente saperlo, che è ipotizzabile un danno erariale a carico dei responsabili comunali i quali non dovessero procedere a tutte le azioni possibili per recuperare tempestivamente quanto dovuto ai cittadini teramani, quantomeno a far data dal 29/06/2016, giorno della pubblicazione della sentenza n. 701 della Corte di Appello de L’Aquila, la quale pronuncia – definendo il contenzioso fra l’Ente d’Ambito Territoriale Ottimale n. 5 Teramano (che aveva ottenuto il decreto ingiuntivo a carico del Ruzzo per il riconoscimento di euro 8.151.625,00) e la Ruzzo S.p.A. – chiariva che “Deve dunque essere affermata in capo ai Comuni ricadenti nell’ATO, e non in capo all’Ente d’ambito, la titolarità del credito di cui è causa, con l’ulteriore, inevitabile, conseguenza, che quest’ultimo non avrebbe potuto agire per conseguire il pagamento di tale parte del canone gravante sul Gestore, essendo legittimati a ciò esclusivamente i singoli comuni”. Ne discende che, essendo la parte di canone di cui si parla esattamente quella ammontante ai circa 3,5 milioni di crediti del Comune di Teramo, l’azione civile di recupero crediti non è affatto una questione di opportunità politica, bensì un vero e proprio obbligo giuridico fonte di danno erariale qualora non attivata”.
E conclude la civica: “Infine, riteniamo istituzionalmente grave la seguente affermazione del CdA: ‘Ribadiamo che il nostro operato è legato alla fiducia che la maggioranza dei Comuni soci ha democraticamente e in maniera trasparente espresso ed è pronto ad interrompersi solo se la fiducia concessa dai 26 Sindaci presenti in assemblea dovesse venire meno’. La fiducia della maggioranza dei Comuni può emendare qualsiasi colpa e qualsiasi mala gestio? Non è così in uno Stato di diritto: è la legge che deve essere ossequiata da un saggio amministratore della cosa pubblica, non già la volontà della maggioranza dei soci, la quale ben potrebbe essere indirizzata a fini illegittimi o peggio ancora clientelari. In caso contrario lo stato di diritto sarebbe morto ed entreremmo nella dittatura della maggioranza, situazione già sperimentata nella storia con esiti nefasti”.
LA RISPOSTA DEL SINDACO D’ALBERTO. Sulla questione, tramite una nota, è intervenuto anche il primo cittadino di Teramo, Gianguido D’Alberto: “La linea del sindaco e dell’amministrazione comunale, come ribadito in sede di assemblea della Ruzzo Reti, in Consiglio comunale e agli organi di informazione, è di non emanare alcun decreto ingiuntivo ma di giungere ad una regolazione dei rapporti con la società che gestisce la distribuzione delle acque, che possa da un lato assicurare l’ottenimento dei propri interessi e dall’altro favorire la ripresa piena delle attività della Ruzzo Reti. Questo anche in ragione dell’accordo praticamente raggiunto per la rateizzazione del debito. E’ bene ricordare e sottolineare l’atteggiamento responsabile e rispettoso delle prerogative della società che il Sindaco Gianguido D’Alberto ha osservato da sempre, nella piena consapevolezza del ruolo del Comune quale socio di maggioranza della Ruzzo Reti, e quindi con la cognizione delle attribuzioni politiche ed amministrative di competenza. Un atteggiamento peraltro analogo a quello tenuto con le altre partecipate dell’ente. Il Sindaco, proprio in ragione di tali convincimenti, nelle diverse occasioni a lui offerte dalle contingenze, ha ribadito le proprie posizioni, calandole in considerazioni e proposte pratiche, volte a tutelare i bilanci delle aziende stesse e quindi del Comune”.
E ancora: “Sull’innegabile fase di difficoltà attraversata dalla Ruzzo Reti SPA, D’Alberto ha ritenuto necessario individuare atteggiamenti e risposte reali per incidere radicalmente sullo stato delle cose, con l’intenzione di favorire il processo di riqualificazione dell’azienda e al contempo di rompere con metodi di gestione che evidentemente troppo spesso in passato avevano manifestato la loro inadeguatezza. Per queste ragioni aveva anche fatto appello ai soci dell’azienda, a cominciare dai sindaci, invitandoli a trovarsi concordi su una linea d’azione che individuasse una gestione efficace, efficiente e credibile, basata su chiarezza e trasparenza. La stessa richiesta di conferire autonomia di scelta e di gestione ad una nuova governance, caratterizzata da competenza, indipendenza, capacità e svincolata dai lacci di natura politica, era un chiaro segnale in tale direzione. In merito al credito vantato dal Comune, era stato proprio il Sindaco D’Alberto a chiedere all’azienda la predisposizione di un piano di rientro. Tale piano è stato presentato dalla Ruzzo Reti ed è quindi passato alla valutazione degli uffici comunali competenti, i quali lo hanno sostanzialmente accolto con la riserva formalizzata di alcune osservazioni, dettate anche dal Bilancio comunale ora in fase di predisposizione e quindi richieste dalla necessità di definirne con chiarezza ogni aspetto. E’ evidente che l’amministrazione comunale esige dalla Ruzzo Reti tempi certi, definiti e concordati per il rientro delle spettanze, così come è chiaro che la verifica del rispetto dei pagamenti sarà accurata; in caso contrario, il Comune sarà costretto ad attivare le consequenziali procedure“.