Il Partito Democratico di Atri torna ad esprimere le proprie preoccupazioni in merito al destino dell’ospedale San Liberatore.
“Ma no, non c’è da preoccuparsi. Ad Atri tutto rimarrà così com’è ed in più verrà fatto un ospedale di Comunità”. Queste le rassicurazione del Centro-Destra atriano nel corso del consiglio comunale voluto dal PD sulle sorti del San Liberatore qualche tempo fa. Ora sul sito di Abruzzo Openpolis, che associa progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp, si possono leggere i numeri dell’utilizzo dei Fondi PNRR, sulla base di quanto concordato a giugno tra Ministero della Sanità e Regioni, con il contratto istituzionale di sviluppo (Cis), “strumento di programmazione negoziata” necessario per garantire il coordinamento tra i diversi livelli istituzionali coinvolti”, dice il circolo del Partito Democratico atriano.
“Così”, prosegue la nota, “leggiamo di un investimento che riguarda molto da vicino gli atriani: sono i 26,2 milioni di euro per la costruzione di Ospedali di comunità, entro il 2026. Strutture rivolte a pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minore o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che necessitano di assistenza e sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio o in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale o familiare). Ospedali che dovrebbero rappresentare un anello di congiunzione tra le case della comunità e gli ospedali veri e propri, dai 20 ai 40 posti letto”.
“Ecco vorremmo invitare (come per altro abbiamo già fatto) gli amministratori atriani a soffermarsi sul rigo qui sopra. Centoventuno caratteri che spiegano bene che cosa accadrà all’ospedale San Liberatore. E che non vengano a dirci che il milione e 704,300 euro servirà per fare un’altra struttura di supporto al San Liberatore. Non ci crediamo. Basta guardare le località in cui sono previste. Non c’è Giulianova e neppure Sant’Omero. C’è Teramo che però dovrebbe dislocare il suo nuovo ospedale fuori dalla città”.
Il Pd incalza: “Abbiamo la forte sensazione che l’impoverimento di questa città continuerà. Basta dare un’occhiata anche alla realizzazione delle centrali operative territoriali (4,4 milioni). Avranno il compito di coordinare la medicina domiciliare con gli altri servizi sanitari, assicurando il collegamento con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza. Saranno localizzate a Pescara, Chieti, L’Aquila e Teramo, a Sulmona, Avezzano, Lanciano Penne Nereto, Scafa, Casoli, San Salvo e Roseto”.
“Noi del Pd speriamo solo che le nostre preoccupazioni rimangano tali, per il bene di una città da troppo tempo nelle mani di amministratori superficiali, asserviti a logiche regionali che come la bandiera del campanile della cattedrale li vede a volte paladini dell’ospedale e subito dopo difensori delle decisioni dei loro capibastone”.