“Il Comune di Teramo”, spiega Verzilli, “è titolare delle scelte urbanistiche, non già di quelle sanitarie che sono di competenza regionale. Sostenere quindi che venga prima il problema sanitario significa abdicare al proprio ruolo di decisore politico e lasciare che la Direzione sanitaria regionale decida come meglio crede l’ubicazione dell’ospedale teramano”.
“Sembra che il sindaco non abbia imparato nulla dagli errori del passato: l’abbattimento del teatro lirico per far posto ad un grande magazzino con annesso cineteatro ci ha privato da 60 anni del luogo di elezione della cultura teramana; lo spostamento dell’Università dal centro storico a Colleparco ha recato una ferita che non si è mai rimarginata e che rischia addirittura di uccidere l’autonomia dell’Istituzione; le chiusure della sede della Banca d’Italia, della Caserma e di molte rilevanti istituzioni che si sono spostate dal centro urbano hanno prodotto nei decenni lo svuotamento del cuore stesso della nostra plurimillenaria città. Se si ritiene che anche l’ultimo presidio di rilievo debba essere allontanato e collocato a Piano d’Accio, evidentemente la scelta politica è quella di lasciare il centro – e i quartieri che ne fanno corona – al definitivo abbandono”.
E ancora: “Sostenere, poi, che l’area di Villa Mosca resterà comunque un’area di servizi sanitari paralleli o territoriali è una favoletta alla quale non credono nemmeno la direzione politica regionale e la direzione della ASL di Teramo, per numerose argomentazioni: sia perché è stato formalmente annunciato che manchino ancora ben 100 milioni per completare il finanziamento del nuovo ospedale a Piano d’Accio, per cui è utopia credere che se ne trovino di ulteriori per riconvertire l’area del Mazzini; sia perché sono stati da pochissimo spesi 5,5 milioni per acquistare dal privato il megaparcheggio di servizio all’attuale ospedale Mazzini e tale spesa sarebbe stata uno sperpero enorme se si decidesse di delocalizzare il nosocomio; sia perché la ASL teramana accusa un indebitamento gigantesco, quantificato dagli stessi politici regionali in circa 70 milioni di euro, ragione principale per escludere in radice che vi sia una tranquillità finanziaria tale da rendere plausibili ulteriori investimenti; sia perché la ASL teramana negli ultimi 40 anni non è mai riuscita a completare gli immobili dei quali aveva avviato la costruzione decenni fa in Contrada Casalena, figuriamoci se possa trovare forze e capacità tali da impelagarsi in moltiplicazioni di sedi e di servizi; sia perché la ASL teramana da oltre 30 anni ha abbandonato al proprio destino l’immenso complesso immobiliare dell’ex Manicomio (che solo la perseveranza delle associazioni cittadine ha consentito di riuscire a far avviare a riqualificazione, per il tramite del comodato di lungo periodo della struttura che ne ha spogliato la gestione dalla stessa ASL proprietaria all’Università); sia perché in città sono ancora molti gli immobili di proprietà della ASL tristemente abbandonati da decenni e quindi raccontare la favola di una ipotetica riqualificazione dell’enorme area sanitaria del Mazzini non convince nemmeno il cittadino meno attento alle condizioni della nostra povera Teramo; sia perché è un fatto oggettivo che la capienza attuale del Mazzini, cioè circa 900 posti letto, verrà dimezzata con gli ipotetici 450/500 posti letto che dovrebbe ospitare il nuovo nosocomio di Piano d’Accio, consentendo certamente un risparmio gigantesco alle casse della ASL, certamente un sicuro risanamento dei conti dell’Azienda, ma un’ingente riduzione della capacità di ricezione dei pazienti e conseguentemente dell’ampiezza del livello delle prestazioni sanitarie da erogare alla popolazione. Per tutte le appena accennate motivazioni, e per molte altre che inevitabilmente si dovranno dibattere dentro e fuori l’Assise civica, riteniamo convintamente di dover operare una scelta di campo chiara e irrevocabile per la permanenza e la riqualificazione/riedificazione del nuovo nosocomio cittadino nella medesima area del quartiere Villa Mosca, dove insiste da decenni”.