Martinsicuro. Da una parte il dissenso sul taglio delle tamerici (sostituite da specie non autoctone), dall’altra la disapprovazione per un percorso di mancata condivisione per un progetto, quello di completamento del Bike to coast, che andrà ad incidere su molti aspetti della vita pubblica e sociale, con ricadute sul piano economico e turistico.
Le riflessioni sono contenute in un documento diffuso dall’associazione Città Attiva di Martinsicuro relativamente al progetto della pista ciclabile della zona centrale della cittadina.
A finire nel mirino dell’associazione che ha una doppia rappresentazione consiliare è sopratutto un aspetto. La mancata trasparenza sulla progettualità.
“Il progetto di completamento del Bike to coast, iniziato nel corso del nostro mandato, è stato caratterizzato da una tendenziosa mancanza di trasparenza e di comunicazione all’insegna della politica egoista che guarda ai propri tornaconti”, si legge in una nota. Ma anche da una mancanza di rispetto verso le minoranze consiliari e, soprattutto, verso la cittadinanza su una questione di così grande interesse pubblico. Stiamo parlando di lavori che incideranno notevolmente sulla qualità della vita sociale di Martinsicuro, nonché su aspetti turistici ed economici, per cui appare ancora più importante condividere i vari aspetti del progetto, proprio per ridurre al minimo la possibilità di errori che poi saranno di difficile soluzione (si prenda ad esempio Piazza Cavour)”.
Su questa argomentazione, infatti, il consigliere Andrea D’Ambrosio, lo scorso 23 settembre, un mese prima dell’inizio del lavori, chiese al sindaco di convocare una riunione della speciale commissione per un esame approfondito del progetto. Richiesta che però sarebbe caduta nel vuoto.
“Cosa tanto più grave se pensiamo a come, in campagna elettorale, gli attuali amministratori abbiano sbandierato ai setti venti la promessa di tenere un consiglio aperto al mese con la possibilità di dare la parola ai cittadini”, puntualizzata in maniera polemica Città Attiva. “Nel giorno dedicato alla festa degli alberi, poi, non possiamo sottacere sulla scelta del tutto inopportuna, di procedere al taglio delle tamerici e di altre specie autoctone che, vista l’età, sono nel pieno del loro splendore estetico e funzionale all’ambiente, con la sostituzione di piante non autoctone che non hanno e non avranno mai lo stesso valore biologico. Come abbiamo premesso, non vogliamo ripetere quanto già evidenziato da chi ci ha preceduto, ma anche il fatto che l’amministrazione comunale non abbia avviato alcuna interlocuzione nei confronti di chi ha sollevato ufficialmente il problema, la dice lunga sul concetto di condivisione e dell’abusato bisogno di “lavorare tutti quanti insieme” tanto caro a chi oggi guida la Città. Appare anche paradossale ed assordante il silenzio di qualche comitato ambientalista che in passato si strappava le vesti ad ogni piè sospinto.
“In compenso, il maltempo del 20 novembre, fa riemergere in maniera impietosa i problemi di cattiva gestione del territorio”, chiude l’associazione, “con strade e marciapiedi impraticabili, recinzioni che saltano e chiusini costantemente otturati dagli aghi di pino. In un quadro di questo tipo, l’ultima cosa da fare è proprio il taglio delle piante. Non so se siamo nelle condizioni di aspettarci qualcosa di serio in fatto di risposte: dopo 3 anni e mezzo, sarebbe la prima volta! Intanto, almeno Città Attiva, continua nel suo lavoro di opposizione”.