Giulianova. “Appare sulla stampa locale, in questi giorni, l’importante notizia che in un centralissimo perimetro territoriale del Quartiere Annunziata comunemente denominata ‘Area ex Sadam – ex Foma’, si procederà a una grande rielaborazione del progetto di riqualificazione già esistente”.
Lo ha dichiarato il presidente dell’associazione Demos, Carlo Di Marco, precidando che “sarebbero state previste importantissime opere residenziali, commerciali ed economiche accompagnate, però, da opere pubbliche per circa un milione di euro a carico del privato. Aree verdi, percorsi ciclabili, nuova canalizzazione delle acque bianche, nuovi marciapiedi su via Trieste, rifacimento della pubblica illuminazione e, per finire, onere sul privato dell’investimento di 300 mila euro (che sono pochissimi) per la ristrutturazione del Kursaal per ricavarci un Teatro comunale ‘vero’, in luogo di quello già previsto in Area ex Sadam di dubbia, provvisoria ed incerta disponibilità pubblica. Su queste prospettive di variante, Sarebbero stati effettuati vari incontri fra “Mare Blu spa”, “Ruzzo Reti” e Amministrazione comunale; la Variante dovrebbe arrivare in Consiglio comunale, come detto sulla stampa, fra un mese o poco più. Non c’è che dire: si tratta di opere importantissime e del tutto evidente appare l’interesse dei cittadini giuliesi, degli abitanti del Quartiere, ma questo progetto di variante così importante perché non è stato portato all’attenzione preordinata e informata dei cittadini come in un Comune dotato di un ordinamento giuridico di partecipazione sarebbe obbligatorio? Si va in Consiglio comunale per l’approvazione fra un mese o poco più?”
“Abbiamo qualche dubbio – aggiunge-: conosciamo le norme che disciplinano il procedimento di adozione e di approvazione di una variante e francamente sono convinto che fra un mese o poco più saremo ancora in alto mare, ma ciò che per me rileva è altro: come mai non si attua l’ordinamento comunale sulla partecipazione popolare derivante dalle fonti statutarie e regolamentari in questo Comune? Non dovrei ricordarlo a chi governa oggi questa Città (come non avrei dovuto ricordarlo a chi la governava prima), ma sembra che l’ordinamento comunale giuliese sulla partecipazione popolare, per questo sistema dei partiti (oggi come ieri) sia come l’Araba Fenice: ‘che ci sia ognun lo sa, dove sia nessun lo dice’. Di questo ordinamento, provo a ricostruire qualche norma. Esiste l’obbligo (non la facoltà) per ogni comune di promuovere favorire e valorizzare la partecipazione popolare dei cittadini su tutta l’attività amministrativa (art. 8 D.lgs. 267/2000); nel nostro Comune, tale obbligo è declinato come garanzia per “la partecipazione dei cittadini ai procedimenti di pianificazione territoriale” poiché “Il Comune realizza la programmazione mediante la effettiva partecipazione [richiamo all’art. 3 Cost] democratica dei cittadini, delle associazioni, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro [e] opera con la politica del bilancio partecipativo e con gli altri mezzi e strumenti a disposizione in modo da applicare i principi e le regole della programmazione” (artt. 7 e 9 dello Statuto comunale). Dette finalità sono perseguite attraverso strumenti vari: principalmente, il Comune ‘istituisce per ambiti territoriali omogenei i Comitati di Quartiere quali strumenti di consultazione e di partecipazione all’attività amministrativa’ (art. 14 Statuto); agisce attraverso i Forum cittadini (art. 15 Statuto) ma anche attraverso le Assemblee di quartiere che possono ‘esprimere pareri su bilanci di previsione e piani OO.PP.; piano regolatore generale, varianti P.R.G., piani particolareggiati e di zona, convenzioni urbanistiche riguardanti il Quartiere; opere di urbanizzazione e localizzazione di edifici destinati a servizi sociali riguardanti il Quartiere; viabilità, trasporti, orari servizi aperti al pubblico, orario servizi commerciali, programma manifestazioni estive (culturali, sportive, ecc.), limitatamente al territorio del Quartiere in una visione globale della città’ (art. 21 Regolamento comunale sulla democrazia partecipativa). A tale scopo, il Sindaco può chiedere un’Assemblea di Quartiere (art. 24 Regolamento), può convocare (gli ultimi due sindaci non l’hanno fatto mai) un’Assemblea pubblica mensile (art. 1/quinquies), può persino promuovere un referendum consultivo insieme ai partiti di maggioranza (Capo VIII Regolamento). Va ricordato che anche i partiti dell’opposizione consiliare possono richiedere Forum e referendum consultivi. Per i primi vi è già stata un’esperienza, si può ripetere, ma possono essere anche gli stessi cittadini del Quartiere raccogliendo almeno 100 firme a indurre il Sindaco a convocare il Forum (artt. 43 ss Regolamento). Recentemente, purtroppo, una raccolta di quasi 200 firme per la convocazione di un Forum cittadino sulla riqualificazione di Piazza Dalla Chiesa, è rimasta purtroppo ignorata”.
“Sulla riqualificazione di Piazza Dalla Chiesa e sull’area ex Sadam ex Foma, a Giulianova, pertanto, si misura oggi l’effettiva rispondenza fra il “dire” dei partiti in tutte le campagne elettorali per garantirsi qualche seggio in più e il loro “non fare”, una volta al potere, quando gli interessi diventano quasi sempre autoreferenziali. Non smetto di credere nel rinnovamento dei partiti, ma per arrivarci la strada della partecipazione popolare è un passaggio obbligato, una inevitabile cartina di tornasole. Provino a vederla come un diritto costituzionale incomprimibile, non più come un fastidio che disturba il manovratore. Sarebbe questo un vero segnale di rinnovamento di un sistema dei partiti destinato, altrimenti, a scomparire insieme alla democrazia costituzionale”, conclude Di Marco.