La decisione del Tribunale amministrativo regionale (Tar) di sospendere il percorso di fusione tra le Camere di Commercio dell’Aquila e Teramo, accogliendo il ricorso presentato dai Teramani, è un decreto emesso ‘inaudita altera parte’ rinviando la decisione nel merito al prossimo 11 marzo.
Prassi conosciuta e attesa ma, come avvenuto per la questione dei B&B, siamo convinti della legittima e correttezza del nostro operato”. Questo il commento dell’assessore regionale alle Attività Produttive Mauro Febbo che spiega come “l’accorpamento recepisce il progetto di fusione volontaria del 2017 tra le due camere, a cui è seguito nel 2017 il DM a firma Calenda mai impugnato. Infatti anche le indicazioni del Mef, notificate a fine novembre, confermano le direttive che lo stesso Ministro pentastellato Patuelli ha richiamato più volte riconoscendone la legittimità del Decreto.
Peraltro i ricorsi presentati da altre Camere alla Corte Costituzionale fanno riferimento a fattispecie diverse, cioè nei casi in cui non ci sia stata un’intesa. Peraltro – sottolinea Febbo – sono e siamo sempre più convinti come il processo di fusione (ripeto volontaria) rafforza il sistema camerale dei due territori che si troverebbero in caso contrario a dover competere con numeri e forze sicuramente minoritarie. Spiace – conclude l’assessore regionale – riscontrare come coloro che ieri hanno determinato la decisione di accorpamento, Governo PD di Renzi, chi la voluta, Giunta D’Alfonso con Pepe, assessore agricoltura (cioè la rappresentanza più forte numericamente all’Interno della cciaa di Teramo), oggi invece (Governo 5s PD) si schierano demagogicamente e pretestuosamente su posizioni di retroguardia e anacronistiche causando un danno enorme all’economia di quel importante e specifico territorio”.