“Com’è noto la crisi di funzionalità del Parlamento in questi anni è andata crescendo:
L’ipotesi che noi avanzavamo contemplava un Parlamento con un numero ridotto di parlamentari rispetto a quello attuale; bicamerale per le leggi fondamentali (leggi in materia costituzionale, elettorale, di bilancio, ratifica dei trattati, leggi comunitarie); monocamerale per tutte le altre leggi, con l’attribuzione della funzione legislativa, in via generale, alla Camera dei Deputati. Per quanto attiene le leggi di principi nella materia regionale e le leggi di iniziativa regionale la competenza spettava al Senato.
In questi anni si è sempre più accentuata la distanza tra eletti ed elettori. Fino al 1992 vigeva il sistema proporzionale con le preferenze. Nel 1994 con il Mattarellum la scelta era affidata al confronto tra i candidati. Con il sistema attuale nessuno sa più come e dove i deputati e i senatori vengono eletti. Nella nostra regione, tanto per fare un esempio, ci sono dei parlamentari che non hanno mai avuto rapporti con l’Abruzzo ed ignorano i problemi che travagliano le nostre popolazioni. In questa situazione i cittadini reclamano efficienza, trasparenza, moralità e diritto di partecipare per sapere e soprattutto per contare. Sulle riforme istituzionali c’è molta disquisizione, ma il problema essenziale è questo: come riformare le istituzioni, come dare un ruolo ad esse, come ridare al cittadino una capacità di intervento che aiuti davvero a rinnovare la società e, con essa, il sistema politico dei partiti. Ora, adottare una modifica costituzionale al di fuori di qualsiasi disegno di riforme istituzionali peggiorerà la situazione. Costituisce un pericolo per la democrazia perché si affermerà un sistema dove gli elettori non avranno alcun potere. Un grosso regalo alle lobbies economiche e finanziarie. I territori periferici con meno abitanti non avranno rappresentanti. I parlamentari saranno scelti dalle segreterie dei partiti che provvederanno a compilare liste bloccate. Altro che potere al popolo! Questa riforma è figlia dell’antipolitica e del populismo. E’ concepita da chi identifica il Parlamento con le poltrone e vede con fastidio le istituzioni. Un’altra medaglietta da appuntare sull’abito ormai logoro dei grillini.
Lo so. Molti cittadini, soprattutto quelli delle periferie, voteranno sì perché credono di votare contro la casta e i suoi privilegi. A questo punto, domando: “Perché questo imbroglio; perché questo inganno rischia di diventare prevalente? Perché i partiti della sinistra e le forze di progresso non sono più strutturati sul territorio, non vivono in simbiosi con i cittadini e spesso ne ignorano le esigenze, i bisogni e le aspirazioni. In questa vicenda non hanno saputo svolgere alcuna funzione. Sono stati incapaci di dirigere e di orientare le masse popolari. Non sono riusciti a spiegare ai cittadini che questa riforma li spoglia di ogni potere e che il loro disagio, le loro sofferenze, le loro afflizioni non derivano da quei privilegi – che pure vanno cancellati – , ma dalle scelte politiche ed economiche sbagliate che hanno determinato l’aumento della disoccupazione e delle disuguaglianze, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e lo scivolamento di larghi settori del ceto medio nella miseria e nell’indigenza”.