Celebrato anche a Teramo questa mattina il 74esimo anniversario della Liberazione d’Italia.
Prefetto Graziella Patrizi, sindaco D’Alberto e rappresentanti del territorio provinciale oltre che delle forze dell’ordine e dell’Anpi hanno partecipato alla deposizione delle corone d’alloro in viale Mazzini e piazza Martiri della Libertà.
Questo il discorso del primo cittadino di Teramo: “Liberazione è parola che affonda il suo significato e la sua essenza nel sangue versato per raggiungerla, nelle lacrime piante per riconquistarla, nel coraggio profuso, nella gioia esplosa al suo affermarsi. Essa racconta una vicenda collettiva, che si è determinata grazie alle passioni e agli impulsi che i Partigiani e la maggioranza degli italiani sentivano come irrefrenabili; grazie alle sensibilità individuali, sfociate poi in lascito civile e sociale e in patrimonio collettivo. La lotta per la libertà fece registrare proprio nel nostro territorio episodi significativi; e non è un caso se dalle montagne teramane, da Bosco Martese, prese il via la lotta partigiana che in nove mesi avrebbe portato al trionfo del 25 Aprile. Ecco perchè, a Teramo, due ali di folla felice e festante accolsero i partigiani che entrarono nella città finalmente liberata. Teramo espresse con incontenibile gioia di donne, uomini, bambini, anziani la riconquista di una condizione che è naturale all’animo umano e indispensabile alla convivenza civile. La grande maggioranza della popolazione che negli ultimi mesi sempre più aveva manifestato la propria insofferenza per l’occupazione tedesca, la sua avversione al fascismo e la volontà di pace, aveva radicalizzato questi atteggiamenti man mano che l’efferatezza e i soprusi dell’Esercito occupante e dei fascisti si manifestavano in tutta la loro crudezza. E questa città, questo territorio, la sua gente, i suoi combattenti, divennero esempio per l’intera Italia. Il 25 aprile è la storia della nostra Repubblica.Sappiamo tutti che la carta costituzionale, che è base e guida della nostra convivenza, fonda le sue radici proprio nel movimento di azione e di pensiero che portò alla liberazione. Non è un caso che sin dal primo articolo e poi nello sviluppo di tutta la Carta, la Libertà venga espressa in maniera esplicita o affermata e tutelata anche in maniera indiretta nei diritti e negli obblighi che la stessa prescrive”.
E ancora: “Tali diritti non sono però espressi in maniera generica o teorica ma vengono esplicitati con concretezza di riferimenti e azioni. Essi perciò sono dichiarati inviolabili, nel senso che non possono essere cancellati neppure dal legislatore costituzionale; sono riconosciuti non soltanto al singolo, ma anche alle formazioni sociali (famiglia, scuola, impresa, comunità religiosa, associazioni laiche); sono riconosciuti per la maggior parte a tutti gli individui, compresi stranieri ed apolidi. Pertanto il concetto di liberazione è stato tradotto dalla nostra legge fondamentale e dall’ordinamento tutto in viatico di libertà ed eguaglianza… Come è stata, appunto, la nascita della nostra costituzione. Liberazione oggi richiede pertanto un nuovo scatto di senso verso la libertà sostanziale, il riconoscimento pieno dei diritti, l’eguaglianza vera, la giustizia sociale, la solidarietà nei confronti di chi è più indifeso. Spetta a noi istituzioni rimettere al centro la persona e la sua dignità, liberando i cittadini dal bisogno e creando le condizioni che consentano a ciascuno, a chiunque, di vivere senza dover dipendere da altri, di poter esprimere le proprie capacità senza subire condizionamenti, impedimenti, obblighi. La libertà, perciò, non può essere effimera, come scriveva Calamandrei che non a caso ammoniva sulla Costituzione che rischiava di rimanere una rivoluzione solo promessa… e purtroppo di tradimenti dei nostri principi costituzionali ne vediamo verificarsi sempre più. In questi brevi cenni, abbiamo provato a dire che la Liberazione è nata dall’assunzione di responsabilità, dalla presa in carico da parte di uomini coraggiosi delle esigenze e delle speranze di un intero popolo; e questo popolo, da parte sua, non è rimasto indifferente. Ecco un’altra parola che dobbiamo sottolineare oggi: indifferenza. Sottolinearla per dire a tutti, e in particolare ai giovani, di fuggire da essa, di scansarla. Invito tutti noi ad acquisire sempre più la libertà di partecipare, quella di sentirsi chiamati ad un compito alto – proprio come fecero i protagonisti della Resistenza -, quella di perseguire senza se e senza ma, i diritti nella loro più immediata essenza. La libertà di creare uguaglianza, l’unica condizione che esalta la bellezza e la creatività della differenza. Questo è il monito attuale della Liberazione. Parola che evoca il nostro coinvolgimento, che ci richiama alla vigilanza, che si appella alla nostra più radicale e forte volontà, che ci ammonisce sul nostro essere parte indispensabile e costruttiva di una comunità”.