Ticket disabili, i Comuni di Roseto e Giulianova contro la decisione della Regione

disabiliRoseto. Con il decreto regionale 92/2014 è stata introdotta dal Commissario ad acta, Luciano D’Alfonso, della sanità abruzzese la quota di compartecipazione, a carico dell’utente o del Comune di residenza, per le prestazioni riabilitative ex articolo 26 l. 833/78. Una sorta di “ticket per disabili’, come è stata definitiva dal sindaco di Giulianova, che ha scatenato la protesta di comuni e delle famiglie dei disabili.

L’assessore alle politiche sociali del Comune di Roseto, Alessandro Recchiuti, ha espresso la sua viva e forte preoccupazione per la decisione presa dalla Regione Abruzzo, ed in particolare dal Commissario ad acta, D’Alfonso: “Con i decreti n. 91 e n. 92 emanati dal Commissario ad acta in data 13 agosto 2014, e pubblicati sul Bura n. 100 del 12 settembre 2014, si viene a creare un enorme danno ai disabili, alle loro famiglie ed ai Comuni che, dopo aver visto diminuire i fondi per il sociale e dopo aver ricevuto, dal Governo centrale, la richiesta di cercare di tagliare i contratti in essere anche in questo settore nevralgico, devono ora anche fare i conti con una richiesta di compartecipazione alle spese da parte del Sistema Sanitario Regionale”.

“Con questo decreto, a partire dal 1° ottobre 2014, ci sarà un drastico aggiornamento delle tariffe nelle rette delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che svolgono attività di rilievo sanitario connesse con quelle socio-assistenziali, con una quota di spese che oscilla tra il 30% ed il 60%, a seconda dei servizi, che sarà a carico dei pazienti e dei Comuni. Fermo restando che ritengo il provvedimento illegittimo per una serie di motivazioni tecniche, che credo siano conosciute anche da chi lo ha emesso, ovviamente tale decreto andrà a creare anche un grave danno alle famiglie di questi soggetti svantaggiati oltre che alle casse comunali”, prosegue l’assessore rosetano alle politiche sociali.

“In queste ore ho già raccolto la forte preoccupazione ed indignazione delle famiglie e degli operatori del settore, rimasti sconcertati da questa decisione che non esito a definire imbarazzante e che dimostra la scarsa sensibilità ed attenzione verso queste tematiche – continua Recchiuti – Il mio pensiero va anche a quei disabili che non hanno nessuno che se ne prenda cura ed a quelle famiglie che non hanno i mezzi per sostenere dette spese: mi chiedo chi si prenderà cura di loro?!”.

“Mi sono già attivato per capire come sta evolvendo la situazione e sono venuto a conoscenza che le opposizioni, in Consiglio Regionale, hanno già richiesto la convocazione di un Consiglio regionale straordinario sul punto – conclude l’assessore Recchiuti – auspico che in questa battaglia ci sia unità d’intenti e che alla fine prevalga il buon senso rispetto ai freddi numeri, perché si sta parlando di persone già messe a dura prova dalla vita”.

Anche il sindaco Mastromauro e il vice Nausicaa Cameli prendono posizione contro l’introduzione della quota di compartecipazione.
“A partire dal 1 ottobre, come stabilisce il decreto, le famiglie dei disabili, assistiti sia in regime residenziale che semiresidenziale, dovrebbero quindi versare una quota pari al 30%, della retta totale per le prestazioni riabilitative. Si tratta di un elevato carico nei confronti di famiglie già in difficoltà, e che in questo modo avrebbero una ulteriore mazzata. Ma ci chiediamo anche e soprattutto – proseguono Mastromauro e Cameli – quale sarà il destino di quei disabili che non hanno una famiglia. Il decreto prevede che qualora i familiari dei disabili non possano pagare, sarà il Comune di residenza a doversi fare carico. Ma è noto che i Comuni, tutti, finanziariamente sono in grosse difficoltà. Difficile, se non impossibile, fronteggiare anche questi pesantissimi oneri. Nel nostro caso, il Comune di Giulianova dovrebbe accollarsi le spese per i disabili in regime di residenzialità e di semiresidenzialità attualmente seguiti dalla Piccola Opera Charitas, dal Centro iperbarico di Sant’Atto e dell’ANFFAS. A volere dare qualche cifra per rendersi conto degli oneri a carico del Comune, si consideri che soltanto per i dieci pazienti privi di famiglie, in regime residenziale presso la Piccola Opera, dovremmo impegnare 240.000 euro all’anno. E tutto ciò dal 1 ottobre, cioè tra poco più di una decina di giorni. A questo punto – concludono il sindaco e il vice – chiediamo con forza di rivedere criteri e tempi di questo decreto, venendo incontro alle esigenze delle famiglie ma anche dei Comuni che non riuscirebbero a far fronte a queste nuove e imponenti spese”.

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