“Non ho affatto rinnovato l’incarico al direttore generale Gianna Becci e al dirigente Danilo Crescia. Nel caos più totale, non della Provincia di Teramo ma di tutte le Province italiane, ed essendoci degli atti di competenza di ambedue da portare avanti, mi sono limitato a prendere atto, come sta accadendo ovunque, dell’interpretazione che ha dato l’UPI sul concetto di continuità amministrativa contenuta quest’ultima nella legge di riforma delle Province. Forse non è chiaro ma le Province non scompaiono, così come non è chiaro, ma dovrebbe esserlo soprattutto ai sindacati che si occupano di funzione pubblica, che proprio nelle propagini non elettive dello Stato la figura del direttore generale è irrinunciabile. Io, non ogni caso, non ho preso alcuna posizione – prosegue Catarra – limitandomi ad una presa d’atto dell’interpretazione fornita dall’UPI sul concetto di continuità fino all’elezione di secondo livello, entro settembre: non ho sposato alcuna causa e come tutti i Presidenti nelle mie condizioni sono in attesa di sapere cosa dobbiamo fare”.
E continua: “Prendo atto che i sindacati, nel silenzio più assordante silenzio sui dipendenti della Provincia – la cui sorte meriterebbe quanto meno la stessa attenzione che quasi ossessivamente dedicano ad ogni mio passo o presunto tale viste le oggettive incertezze sulla loro sorte – preferiscono evocare nemici e misfatti immaginari mentre mi pare che l’unico vero problema è che si avvicina velocemente l’8 luglio, data entro la quale le Regioni dovranno legiferare sulle nuove funzioni e che al momento nessuno ha chiaro dove andremo a parare”.