Teramo.Azienda unica del Trasporto pubblico locale in Abruzzo? Quello che sembra un percorso già tracciato, almeno nelle intenzioni dalla politica, di creare un’azienda unica, trova una voce fuori dal coro.
E’ quella di Salvatore Di Paolo, presidente di Confindustria Teramo, che avanza più di una perplessità in merito.
L’intervento
Quando in Abruzzo si parla di risanamento del trasporto pubblico locale (TPL), non essendovi soluzioni alternative gradite a chi preferisce lo spreco e le inefficienze a una gestione economicamente sana e sostenibile, l’attenzione di politici e amministratori si concentra sul progetto dell’azienda unica.
Ma l’azienda unica di trasporti, proposta come panacea di tutti i mali, in realtà non farebbe altro che accentuare il regime di monopolio attualmente esistente in Abruzzo nel campo dei trasporti. In particolare, accontenterebbe quanti vogliono mantenere in mano a pochi operatori un mercato che, invece, avrebbe bisogno di concorrenza, maggiore qualità, tariffe più europee e soprattutto servizi per gli utenti.
Anche il bacino unico regionale, una vecchia idea che assomiglia molto al solito tentativo di imporre dall’alto modelli di gestione che invece vanno lasciati alle imprese ed al mercato, appartiene al campo delle soluzioni illogiche soprattutto perché slegato da un esame sui reali flussi di traffico che la domanda di trasporto crea. In realtà, la dimensione ottimale dei bacini di traffico in Abruzzo è quella provinciale o addirittura sub provinciale, mentre solo le grandi aree metropolitane (come ad esempio Roma, Milano, Napoli) riescono a garantire un traffico ultraprovinciale.
Da tempo, in seno alla nostra Associazione, si è formata la convinzione che il progetto dell’azienda unica regionale sia nient’altro che il tentativo piuttosto sfacciato di bloccare il mercato e la concorrenza e, contemporaneamente, di cancellare con un colpo di spugna anni di sprechi da parte di un sistema clientelare che ha ridotto al lumicino il trasporto pubblico locale.
C’è poi il dato che emerge dalle statistiche sul settore trasporti: in Italia, e dunque anche in Abruzzo, le imprese private hanno un costo medio di produzione del servizio di € 2,2/km, mentre le grandi imprese pubbliche costano in media € 3,9/km. Tuttavia, quelle in difficoltà sono quelle che costano di più allo Stato ed alle Regioni. Si pensi solo al fatto che, per evitare il default, la Regione Abruzzo nell’ultima Finanziaria ha dovuto prevedere un prestito di dieci milioni di euro da erogare a un’azienda pubblica in difficoltà.
Invece di aprire al mercato, percorrendo la strada delle gare pubbliche che da sole (innalzando il livello di concorrenza e di competitività) eliminerebbero tutti i problemi, la soluzione proposta nella nostra regione è quella di consolidare il sistema monopolistico tramite fusioni inutili e pericolose perché, paradossalmente, se fatte alla cieca, potrebbero generare un aumento di costi. È l’Europa stessa ad insegnarci che la concorrenza è l’unica strada per migliorare i servizi. A quale prezzo e a favore di chi dobbiamo continuare a non darle ascolto?
Salvatore Di Paolo