Il servizio, per quanto formalizzato negli atti, è stato attivato in realtà da poco più di un anno ed ha aperto circa 650 cartelle. “Insomma – dichiarano i tre sindaci – si sta offrendo ad almeno 650 pazienti psichiatrici, e quindi a 650 famiglie, progetti continuativi di cura sul territorio, in raccordo con la rete dei servizi non sanitari, volti ad evitare sterili sequenze di ricoveri destinate a ripetersi all’infinito se intervallate da totali vuoti assistenziali. Eppure la ASL di Teramo sembra non essersi accorta di quanto una équipe minima, con risorse ridotte al lumicino, sia riuscita a fare tanto in così breve tempo. Anzi, illogicamente si declassa il servizio proprio ora che funziona, rimettendolo nella stessa posizione che lo ha condotto a scomparire nel nulla in passato, per mancanza di forze, come se l’esperienza già fatta non dicesse niente. Per di più – affermano Mastromauro, Di Marcello e Di Pietro – mostrando apparentemente l’intenzione di potenziare l’assistenza psichiatrica territoriale con la promozione degli analoghi servizi di Teramo, Atri e Sant’Egidio, la politica aziendale sembra avvitarsi su se stessa lungo la Teramo-mare, come se i bisogni assistenziali cambiassero assieme alle quantità di iodio”.
I tre sindaci non nascondono dunque il loro sconcerto. “Si, siamo sconcertati. Ma soprattutto – dicono all’unisono – siamo preoccupati per gli utenti, che in questo modo sono stati beffati proprio quando iniziavano a credere in un servizio efficiente”.