Atri. La cittadina ducale dice addio alla sezione distaccata del Tribunale di Teramo. Via gli uffici, via i faldoni e, con essi, i dipendenti, gli impiegati, gli avvocati, costretti ora a fare la spola tra Atri e Teramo, con evidenti ripercussioni sulle loro tasche.
Il locale circolo Pd torna a parlare della riforma che ha di fatto smantellato le sedi di Atri e Giulianova (solo per citare la provincia di Teramo) e lo fa scrivendo una lunga lettera al sindaco Gabriele Astolfi, ai capigruppo in consiglio comunale ad Atri, ai sindaci dell’area vasta, ai parlamentari abruzzesi ed ai segretari regionale e provinciale del Pd.
Una lettera nella quale il suo segretario, Herbert Tuttolani, ripercorre, a nome del circolo, la vicenda che ha portato oggi alla definitiva scomparsa delle sede distaccata del tribunale atriano. Un grido d’allarme lanciato nel 2011, al quale seguirono non poche polemiche, con l’altra parte politica, quella del centro destra, che subito alzò la bandiera dell’allarmismo e del terrorismo mediatico. Salvo poi fare un passo indietro e annunciare la rinuncia alla corresponsione degli affitti e delle utenze per il mantenimento dell’attuale struttura. Per non parlare della raccolta firme lanciata dal primo cittadino (a proposito: queste firme sono mai state raccolte? E se si, che fine hanno fatto?, nda). Nulla di fatto. La riforma è passata e i piccoli tribunali sono stati chiusi.
“Sono anni che Atri subisce attacchi concentrici dalla classe politica locale e nazionale del centrodestra” tuona Tuttolani. “Ricordiamo in particolare come sia stato l’allora Ministro berlusconiano Nitto Palma a dare la stura alla chiusura dei locali uffici giudiziari. Però, prima con il Governo Monti e adesso con quello Letta, anche altri schieramenti e partiti, compreso il PD, si sono assunti la responsabilità di perseverare senza ripensamento alcuno con una riforma quantomeno discutibile: la soppressione di 30 piccoli Tribunali e altrettante Procure della Repubblica e di 220 Sezioni Distaccate di Tribunale sta comportando e comporterà gravissime ripercussioni sociali ed economiche per centinaia di comunità. La riforma, a pieno regime, dovrebbe comportare un risparmio annuo di una cinquantina di milioni di euro, ma in realtà lo Stato avrà ben più pesanti perdite, poiché saranno migliaia gli operatori economici che subiranno una contrazione dei redditi, che si riverbererà negativamente sul gettito fiscale: quindi il risparmio per lo Stato sarà solo illusorio”.
Nel frattempo, “nelle sedi teramane, magistrati, impiegati, fascicoli e mobili sono ammassati gli uni sugli altri, in spazi angusti e inadeguati, con servizi igienici e ascensori insufficienti e spesso fuori servizio”.
Eppure Atri, si legge ancora nella missiva, aveva tutte le caratteristiche per rimanere in vita: funzionava e sarebbe stata a costo zero per lo Stato. “Perché sopprimerla?” si chiede Tuttolani. “E a L’Aquila che si dice? Il Presidente Chiodi che fa? Nulla! Però ha ben pensato di posticipare le elezioni regionali di 6 mesi, bloccando di fatto l’Abruzzo alla sola ordinaria amministrazione; ma si, tanto 6 mesi in più di lauti stipendi stanno bene a tutti. E che ci importa delle famiglie in difficoltà”.
Da qui, l’appello lanciato a tutte le forze politiche, sindaco in primis, affinchè “si assumano la propria responsabilità, prendano coscienza di ciò che sta accadendo, capiscano che cosa si può ancora fare per riaprire la Sezione di Atri e l’Ufficio Notifiche e salvino l’Ufficio del Giudice di Pace da un ulteriore colpo di mannaia che per Atri potrebbe essere mortale”.