A lanciare l’allarme che è un esplicito invito alla mobilitazione e la Cgil funzione pubblica, che ipotizza scenari decisamente preoccupanti alla luce della rivisitazione dell’organizzazione degli uffici giudiziari in provincia. “I risparmi che derivano dalla chiusura di due sedi importanti come Atri e Giulianova”, sottolinea Amedeo Marcattilii, “ sono fittizi, è un’operazione di puro e semplice ridimensionamento che allontana lo Stato dal nostro territorio dai cittadini e dalle imprese, senza dimenticare che le due sedi hanno la stessa mole di lavoro del Tribunale di Teramo e servono un’ampia zona della nostra provincia. Insieme alle altre sigle sindacali, abbiamo manifestato le nostre preoccupazioni sui rischi di questa controriforma, chiedendo un rinvio tecnico dei provvedimenti di riordino. Cio’ non vuol dire opporsi a qualsiasi cambiamento ma avere il tempo di progettare insieme i cambiamenti che servono davvero a far funzionare meglio l’Amministrazione giudiziaria; non abbiamo ottenuto nessuna risposta convincente da parte del Ministro”.
Ieri ha conosciuto il suo triste epilogo la vicenda della sezione distaccata del Tribunale della nostra città; mi sia permesso, allora, di svolgere alcune considerazioni in qualità di ex amministratore e sopratutto di fiero cittadino atriano: in primo luogo rivolgo un sentito ringraziamento ai Magistrati ed al personale amministrativo che, con competenza ed efficienza, hanno consentito nel corso di tanti anni che gli uffici giudiziari esercitassero al meglio il difficile compito dell’amministrazione della giustizia.
La presenza di tali uffici ha da sempre rappresentato, oltrechè un motivo d’orgoglio, un volano di sviluppo per una cittadina con spiccata vocazione nell’ambito dei servizi pubblici.
Com’ è facilmente intuibile non si è trattato di una gentile concessione bensì del frutto di una costante attività di difesa e di promozione che una classe dirigente, alla quale mi onoro di aver appartenuto, ha continuamente svolto nel corso degli anni passati.
Ad ogni velata minaccia di chiusura o di semplice ridimensionamento, che di volta in volta si è succeduta, abbiamo opposto una feroce determinazione che ci ha visto protagonisti di frequenti viaggi romani nelle stanze di ministri,sottosegretari e politici che hanno conosciuto il nostro attaccamento alla Comunità.
Sono stato in prima fila come primo cittadino per la difesa di ogni presidio pubblico del nostro territorio, accanto a me ho trovato il sostegno di amici e collaboratori ispirati da autentico attaccamento alle proprie radici.
Il rammarico, pertanto, per la chiusura della nostra sezione distaccata è enorme e l’amarezza più grande discende dall’ostentata indifferenza con cui una classe politica locale, regionale e nazionale ha trattato la vicenda e i pochi spiriti liberi che, come me, fino all’ultimo si sono battuti ed hanno sperato,purtroppo, invano.
Che fare, quindi? Di fronte ad una vicenda che segnerà un grave colpo per i cittadini che perderanno un servizio essenziale, per un territorio che soffrirà, vedendo diminuire le proprie prospettive di crescita si deve aspettare che accada altro ?
Non è possibile abbassare proprio ora la guardia di fronte ai rischi che incombono.
Come già ebbi modo di scrivere alcuni mesi orsono circa la sorte dell’assetto istituzionale delle provincie, credo che sia arrivato il momento di porre la questione del ruolo di Atri nell’ambito dell’area vasta rappresentata dalla Vallata del Fino e della zona costiera a sud del Vomano, che ambisce per storia e posizione a contare nello scacchiere regionale, volgendo lo sguardo a sud, verso Pescara, centro nevralgico dell’Abruzzo e della macroregione adriatica.
Operare in stretta sinergia accanto al capoluogo pescarese significherebbe in primo luogo ottenere quell’attenzione alla nostra storia ed alle esigenze della comunità sin qui neglette, basti transitare sulle arterie stradali provinciali o dare uno sguardo ai piani sanitari per averne plastica testimonianza e soprattutto consentirebbe di tornare a sperare in un futuro possibile e giusto per noi ed i nostri figli.
Si apra allora ogni possibilità di confronto in vista delle prossime elezioni regionali con chi volesse condividere un progetto di sviluppo territoriale, che tenga conto delle nostre rivendicazioni e che non lasci inascoltata la voce di chi come me continuerà a battersi per la sua città, ponendola sempre al di sopra delle appartenenze e dei personali interessi di bottega.
Col taglio di una trentina di Tribunali e piu’ di 200 sezioni distaccate parte oggi la riforma delle circoscrizioni giudiziarie. Alla festa non partecipano, per ora, i Tribunali Abruzzesi, rimandati al 2015, ma le sezioni distaccate si.
Per ora quindi addio degli Abruzzesi a Giulianova e Atri, (tutti a Teramo) a San Valentino e Penne (tutti Pescara), a Ortona (tutti a Chieti) a Atessa (tutti a Lanciano).
Una riforma EPOCALE, l’hanno definita la Severino prima e la Cancellieri dopo. Le due ministre che si sono vantate di aver resisitito alle pressioni delle lobbys e dei localismi per dare alla giustizia una dimensione moderna.
La riforma da fonti ministeriali portera’ un risparmio di spesa stimato in circa 80 milioni di Euro.
A fronte di questa cifra ridicola, per un bilancio di stato che quando fa una “MANOVRINA SEMESTRALE” si parla minimo di una decina di MILIARDI di euro (100.000 MILIONI), le ricadute sono invece devastanti.
L’Abruzzo e’ emblematico della assurdita’ della riforma.
I 4 tribunali abruzzesi sono veri e propri avanposti territoriali in aree gegografiche, vaste, montuose, e mal collegate con i futuri Tribunali accorpanti. Da Quadri a Chieti, da Ateleta a L’Aquila, sara’ da ridere, in inverno, quando i processi non potranno essere celebrati per oggettiva difficiolta di parti o testimoni a presenziare.
Sara’ da ridere quando i piccoli Tribunali Abruzzesi, a dimensione d’uomo, senza file per parlare con i magistrati o per accedere ai servizi delle cancellerie o degli uffici ( apprezzati da tutti i professionisti di sedi metropolitane capitati da quelle parti), dovranno cedere il passo a uffici che gia’ scoppiano di loro e che si accosteranno sempre piu a megalopoli giudiziarie metropolitane dove per chiedere un certificato devi fare la fila dall’alba.
Ma questo, la Severino e la Cancellieri, non lo hanno voluto ascoltare, per seguire le volonta’ di altre lobby capitatanate da qualche boiardo di stato e solo con l’intento di creare uffici giudiziari con molti magistrati e dove ogni giudice puo’ facilmente ritagliarsi una nicchia di lavoro e fare per tutta la vita solo quello. Quella che loro chiamano SPECIALIZZAZIONE.
A queste lobby hanno dato ascolto le Ministre mentre sono state sorde alle forti voci dei territori e degli avvocati, bollati come portatori di interessi di bottega o di campanile.
E in Abruzzo come in Italia la politica e’ stata distratta, svegliandosi tardi per ribellarsi a questo scempio quando la frittata era fatta.
Ma per l’Abruzzo forse non e’ tardi a patto di voler DAVVERO fare qualcosa.