Sono troppi gli elementi inquietanti che contrassegnano i progetti di ricerca degli idrocarburi, liquidi e gassosi, che purtroppo stanno facendo breccia in tutto l’Abruzzo. Leggi nazionali che favoriscono società private a discapito di beni pubblici demaniali patrimonio della comunità, come il suolo, il sottosuolo e l’acqua; sudditanze politiche e amministrative delle Regioni; la completa esclusione sia degli enti locali che dei cittadini rispetto a decisioni che incidono profondamente sulla vita, presente e futura, di intere comunità.La nostra amministrazione si sta già attivando per un confronto con le altre amministrazioni locali coinvolte in questo progetto scellerato, ma intanto è necessario ed urgente far sentire la nostra voce con un deciso “non ci stiamo”.Il testo del provvedimento, purtroppo, non lascia dubbi: “… è accordato per anni sei, a decorrere dalla data del presente decreto, il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, convenzionalmente denominato Colle dei Nidi, in territorio delle provincie di Teramo ed Ascoli Piceno”. Sei anni sono un tempo infinito che ipoteca i nostri progetti di sviluppo, tutti legati alla sostenibilità, alla difesa del territorio, alla valorizzazione dell’ambiente e del nostro patrimonio storico e culturale.Il processo normativo e amministrativo con il quale si arriva a queste autorizzazioni, che nega la giusta informazione e la necessaria condivisione con le popolazioni, non fa altro che aumentare dubbi e perplessità, alimenta inevitabili paure e timori e certo non favorisce nessun progetto di sviluppo perché, in una conflittualità senza fine, come ormai testimoniano i molti casi che si stanno susseguendo in Italia, ci si paralizza in uno scontro che non è utile né al Paese né tantomeno ai cittadini. E’ arrivato il momento di fare delle scelte: se vogliamo mantenere e valorizzare come risorsa per lo sviluppo economico del nostro territorio la nostra vocazione turistica, non possiamo accettare decisioni che arrivano dall’alto e travolgono le scelte che in questi anni faticosamente come amministrazioni, in nome di una chiara volontà popolare, abbiamo portato avanti.Nei prossimi giorni sceglieremo in quale modo contrastare questa aggressione al nostro territorio, valutando attentamente gli strumenti, anche legali, che ci possono sostenere in questa battaglia.
Nota Informativa sulla ricerca di idrocarburi in Abruzzo. L’esito positivo del procedimento autorizzativo ha la sua pietra angolare nella Strategia Energetica Nazionale varata dal Governo Monti e rilanciata con enfasi dal Governo delle “larghe intese”. La “Colle dei Nidi” è solo una piccola parte di quel distretto minerario in cui, secondo i piani della SEN, dovrà trasformarsi l’Abruzzo (“Ritenuto che il permesso di ricerca possa essere conferito al fine di valorizzare per mezzo della ricerca le risorse nazionali di idrocarburi in attuazione degli obiettivi programmatici individuato nella Strategie Energetica Nazionale, approvata con decreto interministeriale 8 marzo 2013, imponendo alla società permissionaria il rispetto delle condizioni e prescrizioni di cui agli atti indicati in epigrafe”); Le Regioni Abruzzo e Marche hanno rilasciato l’intesa e la Conferenza dei Servizi del 16/4/2010 è andata deserta.La Regione Abruzzo ha rilasciato l’intesa il 28/5/2008 (Giunta Del Turco), confermandola il 24/1/2013 (Giunta Chiodi) sulla base del presupposto che la legge regionale 2/2008, come modificata nel 2010, “non prevede la incompatibilità nella localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione e coltivazione degli idrocarburi gassosi tra le attività svolte sul territorio regionale”. Il permesso di ricerca è, però, unico, ossia rilasciato indistintamente per il petrolio e per il gas; in ragione di questo, la legge regionale deve trovare necessariamente applicazione anche al permesso di ricerca “Colle dei Nidi”. Questo vuol dire che il rilascio del titolo deve essere preceduto dalla V.I.A. (che non risulta esservi stata) e che in sede di V.I.A. e in sede di rilascio dell’intesa deve muoversi dalla presunta incompatibilità del progetto con il territorio regionale (anche perché il progetto interesserebbe persino aree naturali protette, come si legge sempre dal permesso).