La zona d’ambito con la lottizzazione delle suore non c’entra proprio nulla,
parte del territorio dove è possibile sviluppare
accordi pubblico-privato e non ha
nulla a che fare con i 4 ettari edificabili delle suore dalla Statale 16 verso la
collina e la cubatura sviluppabile.
Tutti i consiglieri comunali che hanno
partecipato
alle discussioni dovrebbero conoscere gli argomenti che votano o non votano.
Anche perchè “il regalo”, fatto a chi aveva il vincolo etico di non alienare
nè concedere quei terreni avuti dalla
signora Massucci negli anni cinquanta, risale alla stesura del piano nel 2001,
quando è stranamente “scappata”
alla vista degli attenti amministratori di allora una zona B di circa 41000
mq, zona di completamento che di fatto non era ( può esistere solo dove
sono già tutte le infrastrutture, strade, piazze, acque bianche, fognature
ecc.) in assenza totale di urbanizzazione e quindi l’unica destinazione
possibile
era allora agricola o al massimo zona C (con le infrastrutture a carico dei
privati).
Terreni per 41000 metri per l’indice 0,7 sviluppa 29.000 metri quadri di
cemento.
Per capire basti pensare che un normale appartamento non arriva a 80 mq.
Era addiruttura impossibile costruire quanto concesso per mancanza di
spazio!!!
La cosa ha purtroppo concesso un diritto edificatorio come se il territorio
fosse già urbanizzato,
mentre se la scelta fosse stata diversa, zona C per esempio, l’intervento
avrebbe richiesto, come logico e naturale e come avviene ovunque,
al privato di compiere tutte le opere e le infrastrutture per l’urbanizzazione
(potere decisionale in mano al Comune).
Forse è lecito chiedersi se gli interessi dell ‘Ente e quindi della
collettività, siano stati tutelati e come.
Così come è lecito chiedere le motivazioni di quelle scelte politico-
amministrative che alla luce di tutta la problematica esistente
non sono sembrate a dir poco lungimiranti e si sono oggi materializzate con il
rischio di uno scempio edilizio in collina e il pericolo,
immettendo altre centinaia di appartamenti sul mercato, di saturarlo e
ucciderlo definitivamente, con crollo dei prezzi delle stesse case che
abitiamo, impoverendoci ulteriormente.(Rolando Papiri, Officina Democratica)