Pesca nel Parco del Cerrano: Cogevo disposto anche a modificare le attrezzature da pesca

squeo_peroniPineto. Sono disposti anche a riconvertire le proprie attrezzature pur di ottenere la possibilità di pescare all’interno dell’area marina protetta.

Con attenzione all’ambiente e alla quantità del pescato. La tematica è stata affrontata questa mattina in un vertice che ha visto la partecipazione di tutti gli armatori delle oltre 80 imbarcazioni aderenti al Cogevo. Presente anche il numero 2 della Federpesca Nazionale, il vice direttore Corrado Peroni che conosce molto bene la problematica. E’ stato infatti comandante dell’ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova dal 1999. E fu lui ad inaugurare la nuova sede dell’autorità marittima giuliese nel 2000. Peroni oggi è il braccio destro di Luigi Giannini e si sta battendo per trovare una soluzione al problema che ha portato quasi allo scontro la marineria delle vongolare con l’Amp e le istituzioni che tutelano il parco marino. Dalla riunione di oggi mattina è emersa un a proposta che verrà ora portata all’attenzione degli organi competenti, e riguarda appunto la modifica dell’attrezzo da pesca. Nel mirino degli ambientalisti sono finite le turbosoffianti, la draga che serve alle vongolare per raccogliere dal fondale la pregiata “venus galina”. Secondo gli ecologiste distruggerebbe la fauna ittica dei fondali con l’elevata pressione viene sparata dagli ugelli. Walter Squeo, vice presidente del Cogevo, rispedisce al mittente le accuse. “La pressione massima è di 1,8 atmosfere”, ha sottolineato, “ci accusano di utilizzare una pressione di 6-7 atmosfere, di sola aria. Prima di accusarci, sarebbe opportuno informarsi sulle nostre tecniche di pesca. Comunque, nell’incontro che abbiamo avuto con Corrado Peroni abbiamo proposto la modifica dell’attrezzo”. Il vice direttore di Federpesca ritiene che una un prelievo controllato di vongole non possa rappresentare alcun danno per l’ecosistema del parco marino. “Anzi, può rappresentare una risorsa”, ha puntualizzato Corrado Peroni, “una presenza massiccia di vongole può in realtà rappresentare un danno. Potrebbe registrarsi una moria e un abbassamento del livello di ossigeno. Inoltre il mollusco verrebbe spiaggiato da violente mareggiate come è già capitato. Siamo per il confronto con gli organi competenti, per il dialogo. Avevamo chiesto la convocazione di un tavolo tecnico. Era stata prevista anche una data, poi cancellata improvvisamente”. Intanto durante il periodo di fermo pesca delle vongolare, che torneranno in mare dopo il 30 aprile, saranno al lavoro le diplomazie per trovare una soluzione che possa andare incontro alle esigenze della marineria locale.

 

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